«Riportiamo a Fano il Beato Antonio, la mummia deve essere restituita». L'assessore Fanesi scrive all’Ordine francescano. Il sarcofago ora è a Fabriano

Il sarcofago del Beato Antonio
Il sarcofago del Beato Antonio
di Massimo Foghetti
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Domenica 20 Agosto 2023, 01:50 - Ultimo aggiornamento: 12:24
FANO E’ uno strano destino quello che incombe sul beato Antonio, un personaggio che va e viene dal XV secolo, mantenendosi misteriosamente intatto. A risvegliarne l’interesse oggi si è posto il vice sindaco Cristian Fanesi il quale ha annunciato l’invio di una formale richiesta, rivolta al padre provinciale dell’ordine dei Frati Minori, affinché il corpo del beato Antonio ritorni a Fano. 


Su di lui infatti si è verificata una serie di circostanze che lo pongono in una posizione alquanto singolare: viene considerato beato, mentre non c’è traccia nei registri su una sua ipotetica canonizzazione; il suo corpo si è mantenuto integro a distanza di secoli, subendo un processo naturale di mummificazione all’interno della sua tomba in santa Maria Nuova, mentre altre sepolture si sono disgregate e la sua memoria viene continuamente riscoperta e dimenticata. 


La storia


C’è qualcosa di soprannaturale in tutto questo? Fino agli anni Cinquanta il corpo del beato Antonio che apparteneva all’ordine dei Frati Minori di San Francesco, riposava nella navata della chiesa di Santa Maria Nuova, dietro il ciborio posto sopra la mensa del secondo altare di destra dedicato a Sant’Antonio di Padova. Durante i lavori che si fecero in quegli anni, il corpo fu rimosso e riposto in una cassa di zinco che fu murata nell’intercapedine della parete che divide la chiesa dal convento. 
E lì fu dimenticato. Fu riscoperto con grande clamore durante i lavori di trasformazione del convento in una serie di appartamenti di civile abitazione. Solo una persona si ricordava della sua esistenza: era padre Silvano Bracci che a lungo è stato priore dei frati di Santa Maria Nuova e che aveva messo in guardia gli operai affinché procedessero con cautela nell’intervenire nell’area interessata dove doveva celarsi una sepoltura. Detto e fatto quest’ultima fu scoperta e il beato Antonio riebbe un momento di celebrità. 
La cassa fu aperta, il corpo ben mummificato fu esaminato e fatto oggetto di studio, come alcuni momenti della sua vita, quando ambasciatore del Papa fu inviato come emissario alla corte dei sovrani più potenti d’Europa.

La mummia fu poi trasferita all’eremo di Valleremita in Valdisasso nei pressi di Fabriano in attesa che si completassero i lavori . Accadde però che il beato Antonio cadde nel dimenticatoio ancora una volta, sebbene il suo ritorno fosse auspicato da padre Mandolini, l’attuale priore del convento di Santa Maria Nuova. 


Quel che merita


«I lavori - spiega Fanesi - sia alla chiesa di Santa Maria Nuova danneggiata dal terremoto, sia di ristrutturazione del convento lungo via Giovanni da Serravalle, sono terminati ed è tempo che ogni cosa torni al suo posto, compresa la sepoltura di questo illustre personaggio, nato a Fano che è divenuto co-protagonista della politica papale del XV secolo. Allo stesso tempo contatteremo la Soprintendenza per individuare il posto migliore dove ricollocarlo. Una cosa è certa: il beato Antonio da Fano non dovrà più essere dimenticato, né come personaggio religioso, venerato nel corso dei secoli, né come personaggio storico degno di essere annoverato tra i personaggi illustri di Fano».

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