Violenza sessuale nel parcheggio del locale di Cattolica, per il muratore di Vallefoglia condanna confermata: 4 anni e due mesi anche in appello e 50mila euro alla vittima

La violenza sessuale nel parcheggio del locale di Cattolica, per il muratore di Vallefoglia condanna confermata
La violenza sessuale nel parcheggio del locale di Cattolica, per il muratore di Vallefoglia condanna confermata
di Luigi Benelli
2 Minuti di Lettura
Giovedì 16 Maggio 2024, 02:45 - Ultimo aggiornamento: 12:02
PESARO Accusato di aver violentato una ragazza conosciuta in un locale sulla spiaggia, la sentenza della corte d’appello di Bologna conferma la condanna di primo grado: 4 anni e 2 mesi. Il caso è quello del 23enne albanese, muratore di Vallefoglia, accusato di violenza sessuale nei confronti di una 20enne pesarese, violenza consumata all’esterno di un locale sulla spiaggia a Cattolica nel giugno 2022. Secondo le accuse i due si erano conosciuti poco prima tramite amici comuni e la ragazza ha raccontato che si erano appartati per parlare lontano dalla musica. 


Che cos’è successo


Ma a quel punto il ragazzo, durante il tragitto verso il parcheggio, avrebbe cambiato atteggiamento prendendola per un braccio, portandola dietro una siepe dove l'avrebbe iniziata a palpeggiare e poi buttata a terra, contesto in cui sarebbe caduto il telefonino della ragazza che chiedeva aiuto a un amico tramite un messaggio. Secondo l’accusa lui le avrebbe sfilato con forza i pantaloni e gli slip, consumando un rapporto nonostante i suoi tentativi di sfuggirgli e le grida. Lei tra le lacrime lo implorava di smettere: «Lasciami andare, ti prego». La ventenne era stata portata al Pronto soccorso dell'ospedale Infermi di Rimini, dove i medici avevano riscontrato lesioni alle parti intime e segni compatibili con la violenza, stabilendo una prognosi di 15 giorni.

Lui ha sempre negato tutti gli addebiti. Il giovane, assistito dall’avvocato Marco Defendini, aveva raccontato un’altra versione. «Non l’ho violentata». La difesa ha sempre sostenuto che il ragazzo le aveva persino chiesto se voleva rispondere al telefonino tanto da riferire al giudice il nome di chi chiamava. Il giovane davanti al giudice aveva dimostrato sorpresa per via delle accuse ricevute della ragazza. La ragazza si è costituita parte civile tramite l’avvocatessa Elena Fabbri che ha depositato una richiesta di risarcimento di 100mila euro motivata anche dal «profondo turbamento dopo quanto successo».


La colluttazione


Quella sera c’era stata anche una colluttazione con un amico della vittima, un giovane che avrebbe ricevuto il messaggio in codice con la richiesta d’aiuto. Anche quest’ultimo si era costituito parte civile. L’imputato aveva detto di aver mollato un cazzotto per difendersi. La sentenza d’appello alla fine ha confermato la condanna ricevuta in primo grado: 4 anni e 2 mesi e 50mila euro di risarcimento nei confronti della vittima e 3000 nei confronti del ragazzo. La difesa è pronta a ricorrere in cassazione, l’imputato si trova ai domiciliari. 
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA