Branchi di lupi nel Fermano, sbranate centinaia di pecore. Gli allevatori: «Siamo esasperati, costretti a mollare»

Branchi di lupi nel Fermano, sbranate centinaia di pecore. Gli allevatori: «Siamo esasperati, costretti a mollare»
Branchi di lupi nel Fermano, sbranate centinaia di pecore. Gli allevatori: «Siamo esasperati, costretti a mollare»
di Francesco Massi
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Martedì 19 Settembre 2023, 05:10 - Ultimo aggiornamento: 12:44

AMANDOLA - Citando il titolo di un famoso film: “Il silenzio degli innocenti”. O meglio. La strage senza fine di essi. Un disastro di ampie portate, che cresce in modo esponenziale ed incontenibile. L’assalto dei lupi sta mettendo a terra l’intero settore degli allevamenti ovini. La moltiplicazione degli esemplari a caccia di cibo devasta greggi con pecore anche gravide e agnelli. 

Ma non si ferma neanche davanti a cani di medio-piccola taglia.

Un fenomeno di emergenza nazionale che nelle Marche e nei territori di Fermo e Ascoli ha raggiunto livelli insostenibili, dalla zona montana fino alle vallate. Diversi allevamenti hanno già chiuso. Altri stanno per farlo. I numeri sono devastanti.


Le segnalazioni


Parlano i fatti. Solo qualche esempio dei tanti. Luigi e Michele Basocu, originari della Sardegna, hanno passato circa 60 anni ad allevare pecore. Hanno cominciato a 10 anni ad occuparsi di esse. Un’azienda florida in contrada San Salvatore di Force con circa 500 capi. Sono stati costretti a vendere, anche a prezzi stracciati, a causa delle perdite per gli attacchi dei lupi. Negli ultimi 5 anni circa 200 capi sbranati. Solo nei 20 giorni prima della cessione 40 pecore uccise. Raccontano con tanta amarezza e delusione. I risarcimenti non sempre arrivano o con molto ritardo.

Le pecore che scappano spaventate e poi precipitate e morte in un dirupo (ben 22) per l’Ast non rientrano nell’indennizzo. Quindi anche 600 euro di costo per smaltire le carcasse. Gianna Scartozzi dell’omonima azienda di Monterubbiano. In un anno sbranati 160 tra pecore e agnelli. Oltre alle pecore uccise dai lupi quelle scappate per il terrore hanno fatto danni a vigneti e orti dei vicini. Quindi si è beccata anche delle denunce. Ha venduto. Ora alleva vacche, ma i vitelli li tiene in stalla. «Siamo stati abbandonati dalle istituzioni - dice – e i risarcimenti? Mi sono arrivati dopo 7 anni. Ma la rata del mutuo la pago mensilmente!».


I timori


Problematiche simili per l’azienda del compagno. Stessa storia per Angelo Greci di Force. Ha venduto le sue 350 pecore. Neanche i cani pastori maremmani riescono a contenere gli attacchi. Anzi. Sono stati sbranati anche cani di media-piccola taglia vicino alle case, a Santa Vittoria, Torchiaro e in altri paesi, nonché qualche puledro e capre. Immagini documentate, cruente e raccapriccianti.


Gli sviluppi


C’è anche il problema degli incroci con cani randagi, che ha creato esemplari ibridi più aggressivi. Con la chiusura di molte aziende ovine anche le imprese casearie fanno fatica a reperire il latte e diminuiscono la produzione di derivati. Ora anche la Comunità Europea vuole rivedere lo stato di protezione della specie del lupo. La Commissione aprirà una nuova fase nel processo di decisione sull’eventuale declassamento dello status di protezione del lupo, raccogliendo dati rilevanti dalle comunità locali e dai ricercatori, in seguito alle crescenti richieste degli agricoltori europei. «Un passo avanti, ma diventa tutto inutile se il lupo in Italia dovesse continuare a essere considerato una specie vulnerabile», dice Stefano Mazzoni, presidente di Coldiretti Ascoli Fermo.


I numeri
Negli ultimi 10 anni persi il 47% degli allevamenti ascolani e il 51% di quelli fermani. Intanto il deputato forcese del Pd Augusto Curti è stato promotore, assieme ad altri, di una proposta di legge parlamentare che mira a un piano di cattura e sterilizzazione degli ibridi lupo-cane e dei cani randagi per prevenire la proliferazione, la creazione di un fondo statale per i risarcimenti alle aziende, un ulteriore fondo per la prevenzione degli attacchi ai predatori, trovando anche il modo di tutelare lupo e biodiversità.

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