SAN BENEDETTO Il “caso calendario” approda sui banchi del tribunale. La società Claudio Marastoni srl, che gestisce il concorso Miss Grand Prix, ha dato mandato al legale Alberto Gambetti di valutare querele nei confronti di chi ha avuto parole denigratorie verso le modelle raffigurate nelle foto del calendario e rigetta ogni accusa di mercificazione del corpo femminile.
Carte bollate
Marastoni, quale titolare del marchio Miss Grand Prix e organizzatore dell'omonimo concorso di bellezza, respinge le gravi insinuazioni apparse sulla stampa in merito al calendario, definito "sexy", a suo dire con evidente intento denigratorio, affermazioni rilasciate da esponenti politici locali, che avrebbero platealmente qualificato il calendario, sempre secondo Marastoni, come espressione di sfruttamento e mercificazione del corpo femminile, se non addirittura di pornografia.
«I miei clienti – afferma quindi l’avvocato Alberto Gambetti - intendono precisare che hanno dato mandato di valutare se gli articoli in questione e le dichiarazioni di questi esponenti politici abbiano una rilevanza penale e, nel qual caso, di agire nelle opportune sedi, anche ai fini risarcitori, per tutelare il proprio buon nome».
Le modelle e le famiglie
Inoltre la Marangoni Srl spiega come il calendario sia stato commissionato dall’ente e di come le stesse modelle vengano tutelate. «In primo luogo, i miei clienti riferiscono di aver legittimamente ricevuto incarico di svolgere una serie di attività promozionali per conto del Comune di San Benedetto- prosegue il legale - al fine di pubblicizzare la località balneare.
Ipotesi mercificazione
Infine l’avvocato rigetta ogni accusa di mercificazione del corpo femminile attraverso le immagini del calendario e chiosa: «Le immagini sono state scattate con l'ovvia autorizzazione delle modelle ritratte, mentre la circostanza riguardante l'abbigliamento indossato è strettamente connessa all'intento promozionale della località balneare. Nel calendario c’è la totale assenza, anche a livello subliminale, di messaggi finalizzati alla mercificazione del corpo femminile o addirittura alla pornografia». La società fa pure riferimento al calendario Pirelli che ogni anno mostra delle bellezze da copertina senza veli, con l’unica differenza però che non viene commissionato da un Comune.