La siccità mette in ginocchio i cavatori dei Sibillini: «Calo del 55-60% per il tartufo nero»

La siccità mette in ginocchio i cavatori dei Sibillini: «Calo del 55-60% per il tartufo nero»
La siccità mette in ginocchio i cavatori dei Sibillini: «Calo del 55-60% per il tartufo nero»
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Lunedì 27 Marzo 2023, 07:31 - Ultimo aggiornamento: 28 Marzo, 07:32

COMUNANZA - Preoccupa fortemente i tartuficoltori e I cercatori di tartufo dell’area dei Sibillini il cambiamento climatico, con la siccità altamente deleteria per la produzione. L’anno di raccolta 2022 delle diverse tipologie si è chiuso da pochi giorni con il nero pregiato. Risultati quasi disastrosi. Quest’ultimo, che viene cavato esclusivamente dalle tartufaie, ha visto una produzione crollare del 50-60% rispetto ad un anno “normale”, nel quale le piogge e le nevicate arrivano in quantità adeguate e si distribuiscono nell’arco di alcuni periodi stagionali.

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Un fenomeno di equilibrio meteorico che in questi ultimi anni si è perso.

La preoccupazione è che le condizioni del 2022 si ripetano spesso per il futuro. Ciò significa perdite di reddito per centinaia di migliaia di euro per produttori e cavatori. Un’economia che va in pezzi. 

L’investimento

Nell’area dei Sibillini delle province di Ascoli e Fermo sono state realizzate, diverse centinaia di ettari di tartufaie di nero pregiato: è la più alta densità nel territorio marchigiano. A fare il punto della situazione è Serafino Fioravanti, micologo, tartuficoltore, docente, tra i massimi esperti di settore. «Senza la presenza di piogge adeguate la produzione sarà sempre scarsa – dice – e resta difficilissimo poter irrigare. Bisognerebbe utilizzare impianti a goccia alla base della pianta nelle tartufaie, però solo per il nero, perché il bianco, cresce spontaneo. Poi occorrerebbe controllare la quantità di umidità e mettere dei sensori per regolarla. Però bisogna avere l’acqua. Nell’area montana le tartufaie sono dislocate in zone collinari e pedemontane. L’acqua la trovi nei fondovalle. Quindi bisognerebbe trasportarla e ne occorrerebbe tanta. Sarebbe molto complesso e troppo costoso». 

Trend pericoloso

La scarsità di tartufo dei Sibillini, considerato tra quelli di maggiore qualità, è un trend che pare in aumento. Stessa storia per il bianco pregiato, che cresce spontaneamente nelle zone umide, vicino ai fossi, ai corsi d’acqua e soffre anche per i terreni vicini abbandonati nelle coltivazioni. Poi c’è un altro problema che rischia di abbattere la produzione di tartufi nei Sibillini nel prossimo futuro. «Molte delle tartufaie esistenti – continua Fioravanti - stanno finendo il loro ciclo produttivo. Quindi bisognerebbe sradicare le piante, tenere a riposo il terreno con colture alternative per almeno due anni, poi rimettere le piantine micorizzate che però cominceranno a produrre dopo 8-10 anni». 

La visita

Il tartufo dei Sibillini fa scuola nel mondo. Recentemente 18 studenti dell’università statunitense del New Hampshire, accompagnati da alcuni insegnanti ed ospiti ad Ascoli per un’esperienza di studio, hanno trascorso un’intera giornata full immersion per approfondire, con la guida di Fioravanti, tutti i segreti del tartufo. Un’esperienza teorica, pratica e sensoriale, con la visita ad una tartufaia, la ricerca e la cavatura del tartufo e infine l’acquisizione dei metodi migliori per cucinarlo con la chef Maria Rosa Nunzi dell’agriturismo il Borghetto di Montefortino.

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