Tragedia nel carcere di Montacuto: il detenuto fermano Mattia Concetti, 25 anni, si impicca in bagno. Era stato messo in isolamento, sarebbe uscito tra 8 mesi

Le reazioni dei sindacati di polizia e della politica

Tragedia nel carcere di Montacuto: detenuto di 25 anni si impicca in bagno
Tragedia nel carcere di Montacuto: detenuto di 25 anni si impicca in bagno
di Antonio Pio Guerra
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Domenica 7 Gennaio 2024, 03:00 - Ultimo aggiornamento: 11:47

ANCONA Finisce nel più tragico dei modi la già difficile settimana del carcere di Montacuto. Dopo le proteste e le aggressioni dei giorni scorsi, nel bagno di una cella di isolamento è terminata la vita di Matteo Concetti, 25 anni, nato a Fermo da una famiglia di Rieti, dove il giovane ha vissuto per tanti anni prima di tornare di recente nelle Marche.

L’hanno trovato impiccato con una corda venerdì intorno all’ora di cena.

Inutili i tentativi di soccorso prestati dagli agenti penitenziari e dai sanitari del 118: Concetti è morto in quel bagno di Montacuto. Una storia complicata, la sua. Nel penitenziario anconetano ci era finito a fine novembre, trasferito da quello di Fermo, probabilmente a causa di un sovraffollamento. 


La storia


Prima ancora, Matteo aveva ottenuto la possibilità di scontare una pena alternativa, lavorando in una pizzeria e vivendo in un appartamento in affitto nel Fermano con la sua ragazza. Poi un errore, forse un imprevisto, e il 25enne manca di un’ora l’orario del rientro a casa. Per questo il giudice lo rimanda in carcere, prima a Fermo, poi ad Ancona. Gli mancavano solo 8 mesi prima della libertà, che avrebbe riottenuto ad agosto. “Reati contro il patrimonio” c’era scritto sulla sua fedina penale. Tanto che prima della misura alternativa, Matteo aveva trascorso 2 anni in comunità e 8 mesi al carcere di Rieti. Il declino psicologico del giovane, appassionato di body building come testimoniano le immagini sui social, è cominciato col trasferimento a Montacuto. 


L’isolamento


L’ultima batosta tra giovedì e venerdì, quando il 25enne vè stato condotto in isolamento. Già si trovava nella sezione “chiusa” del carcere, dove i detenuti non sono liberi di spostarsi. Quindi si sarebbe reso protagonista di un’aggressione ai danni di una guardia, parrebbe uno sgabello lanciato contro l’agente. Da qui, il trasferimento al regime più duro. Un attacco che aveva sorpreso anche gli stessi poliziotti, visto che oltre qualche battibecco il ragazzo non si era mai spinto. Che qualcosa non andasse l’avevano notato anche i genitori, che proprio venerdì mattina l’avevano incontrato. Poche ore dopo, la tragica scoperta. «Quando un ragazzo si toglie la vita, avendo un residuo di pena di soli 8 mesi, viene da chiedersi perché stesse in carcere» scrive Giancarlo Giulianelli, garante regionale per i detenuti. 


Le reazioni


«Se il grado di civiltà di un paese si misura dalle carceri, continuiamo a pensare di non esagerare descrivendo la situazione penitenziaria attuale paragonabile a teatri di guerra» commentano i sindacalisti di Uilpa. «Un carcere in ginocchio, affetto da carenza di personale e sovraffollamento» tuona su Montacuto Francesco Campobasso del Sappe. «Il nuovo dramma che si è consumato venerdì nel carcere di Montacuto è l'ennesima dimostrazione che la situazione è diventata ormai insostenibile. Nel 2016, quando visitai la struttura come Presidente del Consiglio c'erano 133 detenuti. Oggi il carcere ne ospita 300» scrive il consigliere regionale Pd Antonio Mastrovincenzo. 

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