Fano, operaio morì cadendo dalla gru
Tante domande ancora senza risposta

Il luogo dell'incidente
Il luogo dell'incidente
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Martedì 9 Maggio 2017, 09:55
FANO - Nuova udienza ieri al Tribunale di Pesaro dove si svolge l’udienza preliminare per la morte di Gianni Ambrosini, il 44enne precipitato da una gru il 4 luglio dello scorso anno. L’operaio, residente a Montefelcino, stava effettuando dei lavori manovrando il mezzo in via Apolloni quando all’improvviso è caduto, facendo un volo di più di 20 metri che non gli ha lasciato scampo.
Per questo terribile decesso sono state iscritte nel registro degli indagati diverse persone a vario titolo ritenute responsabili di quanto accaduto, a partire dalla titolare della ditta per cui l’operaio lavorava, il progettista della gru, il legale rappresentante di FM Group società costruttrice della struttura, oltre al titolare dell’azienda Ceccacci che ha fornito il mezzo. Ogni imputato si è difeso tramite i suoi legali ed è emerso un difetto nel parapetto che avrebbe dovuto garantire la sicurezza dell’operaio. Ora però le responsabilità di questo problema sono ancora tutte da chiarire.
«Il datore di lavoro aveva dato tutte le disposizioni di protezione – afferma l’avvocato Giulio Maione, legale di Lucia Pierleoni, la titolare della ditta Nefa per la quale lavorava Gianni Ambrosini – ma non poteva prevedere che l’attrezzatura non era idonea per un difetto di progettazione. Infatti su quella gru esiste una presunta non conformità, che però deve attestare il Ministero, cosa per cui stiamo attendendo». Nell’incertezza le domande restano drammatiche: se si fosse provveduto alla manutenzione regolare della struttura, il terribile incidente si sarebbe potuto evitare? Un maggiore controllo da parte degli organi deputati alla sicurezza avrebbe potuto salvare una vita? Ma soprattutto quante altre gru potrebbero presentare la stessa criticità in tutta Italia? Purtroppo secondo l’avvocato Maione i casi potenzialmente a rischio sarebbero centinaia.
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