Nelle Marche i saldi sono un flop
e 1.500 imprese chiudono i battenti

Nelle Marche i saldi sono un flop e 1.500 imprese chiudono i battenti
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Lunedì 10 Agosto 2015, 12:47 - Ultimo aggiornamento: 12:51
ANCONA - Per il momento nelle Marche i saldi sono un flop, e dall'inizio dell'anno sono già 1.500 le imprese commerciali che hanno chiuso i battenti. Secondo un'indagine del Centro Studi Sistema Cna, quasi la metà (47,4%) delle imprese che hanno promosso vendite in saldo ha registrato finora una diminuzione del fatturato rispetto all'estate dell'anno scorso. Solo il 15,8% ha aumentato le vendite a prezzi scontati. Meno propensione a spendere delle famiglie per colpa della crisi, e meno acquisti nel settore moda. Ma se i saldi segnano il passo, segnali positivi arrivano dalle aspettative dei commercianti per quanto riguarda il fatturato del secondo semestre 2015: per il 42,9% delle imprese gli utili aumenteranno rispetto all'anno precedente, quando il fatturato è cresciuto solo per il 13,8% degli esercenti. Un terzo delle imprese (33,3%) prevede un aumento dell'organico, anche se il 44% sarà costretto a ridurre ancora il personale. Un dato alto, ma inferiore rispetto al 53,3% del 2014. La crisi però è proseguita anche nel primo semestre dell'anno, e ha portato alla chiusura di 1.500 imprese commerciali contro 956 nuove aperture: un saldo negativo di 544 aziende, con la perdita di 1.500 posti di lavoro. Oggi le imprese commerciali marchigiane sono 37.114. «Lo scorso anno - ha commentato Gabriele Di Ferdinando responsabile regionale di Cna Commercio e Turismo - le imprese del commercio hanno avuto una contrazione delle vendite che si protrae anche nel 2015 con i saldi estivi, a causa della diminuzione del reddito delle famiglie, ma anche del mutamento dei consumi. Si fanno meno acquisti nel settori della moda come calzature e articoli di abbigliamento». Per Di Ferdinando «i commercianti vadano incoraggiati a individuare e a scommettere in nuovi format di vendita che, oltre ad orientare la clientela tra i vari prodotti offerti, diano la possibilità di raccontare i prodotti e in particolar modo il Made in Italy, fornendo ad esempio al consumatore provenienza e tecniche di lavorazione». Secondo il 23,1% dei commercianti per rilanciare le vendite e far ripartire il settore serve una minore imposizione fiscale sulle imprese e sui consumatori e per il 15,3% vanno aumentati i redditi disponibili. Ma i commercianti (38,5%) sono consapevoli che servono anche azioni interne alle aziende con investimenti sul marketing e in nuove tecnologie ma anche con una più adeguata politica dei prezzi e promuovendo il commercio on line. La Regione intanto ha concesso fondi per progetti per la riqualificazione e valorizzazione delle imprese commerciali (366.632 euro).
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