ANCONA - Venerdì sembrava essere rientrato tutto. Dopo giorni di fibrillazione politica, pareva essere tornata la pace (per quanto armata) nel centrodestra. Ma nel rivelare quanto stava succedendo ai piani alti di Palazzo Raffaello, eravamo stati facili profeti a prevedere che non fosse finita. E infatti, siamo al sequel: Il golpe, parte II. La segretaria della Lega marchigiana Giorgia Latini non molla sul rimpasto di giunta e ieri ha alzato il livello dello scontro, gettando il governo regionale nel caos.
La guerra
Si narra di un asprissimo confronto tra lei ed il presidente Francesco Acquaroli, con urla furibonde tra i corridoi di Palazzo Raffaello.
Le lotte intestine
Scelta, quest’ultima, che avrebbe anche una valenza tattica interna al partito. Non tutti i consiglieri regionali leghisti, infatti, rispondono alla segretaria: anzi, la maggior parte - Marinelli in testa - sembrano rispondere più ad Acquaroli. E mettendolo in giunta, Latini potrebbe assicurarsi quella frangia della Lega che ancora la osteggia. Ma la spregiudicata mossa che punta dritto al rimpasto potrebbe anche trasformarsi in un boomerang per lei. I tre assessori, una volta defenestrati, potrebbero anche staccarsi dalla Lega e formare un gruppo alternativo in Consiglio regionale, facendo perdere al Carroccio la gloden share piena appena conquistata con gli ingressi di Simona Lupini e Luca Santarelli (ora siamo a 10 votanti della Lega e 8 di FdI). Ma Latini non sente ragioni e va dritta per la strada ormai tracciata, incurante delle macerie che creerebbe: dopo aver comunicato ai suoi i cambi che vuole in giunta, è toccato ad Acquaroli sentirsi dire quale futuro la segretaria sta disegnando per il governo regionale.
L’ira funesta
E quello che ha sentito l’ha mandato su tutte le furie: in primis perché sa bene che un secondo rimpasto - dopo la diaspora dei tre ex assessori Castelli, Carloni e la stessa Latini verso il Parlamento - destabilizzerebbe la regione. Ma anche perché i profili che la segretaria del Carroccio vorrebbe far entrare in giunta non sono graditi (eufemismo) a buona parte della maggioranza di centrodestra che regge il governo della regione. Di qui l’ira funesta del governatore durante il confronto di ieri, che si è concluso senza una decisione sul da farsi. Un’impasse imbarazzante.
La telefonata
I due ormai nemici-amici Acquaroli e Latini si sono aggiornati ad un altro incontro questa mattina, ma nel mentre ieri ci sarebbe anche stata una telefonata del leader della Lega Matteo Salvini al governatore per blindare la linea della sua segretaria. E si sa, la politica è l’arte del compromesso: anche se non vuole assolutamente un rimpasto nella sua giunta, Acquaroli potrebbe dover cedere su qualcosa per tenere buono l’alleato, ancora forte dei numeri che l’hanno portato ad essere primo partito delle Marche alle Regionali del 2020. A meno che il braccio di ferro non si sposti a Roma, con la premier Giorgia Meloni in campo per difendere il «modello Marche» del suo fidato governatore.
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