Mario Vichi (Opera Pia Mastai Ferretti): «Le gare nella sanità manderanno in crisi i servizi sul territorio»

Mario Vichi (Opera Pia Mastai Ferretti): «Le gare nella sanità manderanno in crisi i servizi sul territorio»
Mario Vichi (Opera Pia Mastai Ferretti): «Le gare nella sanità manderanno in crisi i servizi sul territorio»
di Véronique Angeletti
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Sabato 1 Luglio 2023, 04:45 - Ultimo aggiornamento: 2 Luglio, 08:14

Mario Vichi, presidente dell’Opera Pia Mastai Ferretti, struttura residenziale per anziani a Senigallia. È anche rappresentante degli enti gestori Marche (fondazioni, Asp e cooperative) senza scopi di lucro: cosa sta succedendo e perché è un problema l’ultima delibera della giunta Acquaroli che prevede di mettere a gara pubbliche gli accreditamenti con le strutture sanitarie?
«Il problema, almeno per il momento, nelle Marche riguarda più che altro il settore sociosanitario. La delibera rientra nel tema più ampio della concorrenza derivante dalla Direttiva europea Bolkestein che è stata tradotta in una legge del governo Draghi, confermata dal governo Meloni e recepita lunedì scorso, entro i tempi limite richiesti, dalla Regione Marche».

 
Contestate una normale procedura?
«Noi contestiamo la legge nazionale. La stessa Direttiva Bolkestein europea prevede espressamente tra gli ambiti di esclusione dei propri campi di applicazione “i servizi sanitari prestati o meno nel quadro di una struttura sanitaria e a prescindere dalle loro modalità di organizzazione e di finanziamento sul piano nazionale e dalla loro natura pubblica o privata”. Purtroppo, nonostante l’esclusione, il governo Draghi lo ha incluso e, quindi, siamo costretti di tenere conto di questa interpretazione». 
Quindi cosa sta succedendo?
«Nelle Marche, si è intavolato da alcune settimane un confronto tra la Regione e gli enti gestori. Stiamo negoziando per far emergere tutta la complessità e la delicatezza di una materia come la sanità e il sociosanitario. Settori che non possono essere semplicisticamente “messi a concorrenza” come se fossero un qualsiasi comparto economico».
Può spiegare meglio?
«Questa legge tocca un’infinità di servizi fondamentali. A parte gli ambulatori privati, i laboratori, le cliniche di cui non rispondiamo, noi ci occupiamo dei servizi per la cura degli anziani, dei disabili, che spesso sono gestiti da strutture senza scopo di lucro e a cui è difficile, se non impossibile, applicare la norma. Prendiamo ad esempio le residenze protette».
Prego.
«Nelle Marche, si tratta in generale di strutture piccole: 30, 40, 50 posti che sono presenti in tutta la regione e in un modo capillare e solo così si riescono a garantire i servizi ovunque, anche nelle aree interne».
Cosa vorrebbe dalla Regione Marche?
«Innanzitutto, vorremmo riuscire a far capire quanto sia importante l’esistente e quanto sia fondamentale salvarlo. Modificare quello che già è operativo rischia di creare gravi disagi alle famiglie e metterle in difficoltà per gestire i loro parenti anziani, disabili, con problemi di salute mentale, di dipendenza. Sono questi i servizi offerti dal settore sociosanitario privato e, con il sistema delle gare, vanno messi in concorrenza con altri gruppi, il che le farà entrare in una zona a rischio, se non in crisi».
Perché?
«Le realtà dei piccoli paesi andranno ulteriormente in difficoltà e c’è il rischio reale che scompaiono. Servono idee nuove per garantire l’esistente e per le nuove esigenze. Motivo per cui confidiamo nella trattativa regionale».
Quali sono le nuove esigenze?
«Tutto quello che va a soddisfare nuovi bisogni emersi sui territori. Rispondere alle nuove richieste con posti letto in più per le residenze protette, per malati di demenze, di Alzheimer, per i minori in difficoltà».
Quale è la vostra formula ideale per interpretare la nuova norma?
«Interpretarla nel senso della continuità di quello che esiste nel rispetto ovviamente delle norme di sicurezza, di affidabilità, di qualità».
Ovvero?
«Capire che creare dei nuovi sistemi a nome della concorrenza è distruggere quello che abbiamo e non corrisponderà ai bisogni reali delle nostre comunità».
 

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