Quel patto Aeroitalia-Bruschini e lo strano altolà nel nuovo bando: l’Enac inserisce il divieto di accordi collaterali

Quel patto Aeroitalia-Bruschini e lo strano altolà nel nuovo bando: l’Enac inserisce il divieto di accordi collaterali
Quel patto Aeroitalia-Bruschini e lo strano altolà nel nuovo bando: l’Enac inserisce il divieto di accordi collaterali
di Lorenzo Sconocchini
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Mercoledì 28 Febbraio 2024, 01:45 - Ultimo aggiornamento: 15:43

Chiunque sarà chiamato a gestire i voli di continuità territoriale dal Sanzio, rimpiazzando dal 16 marzo fino a ottobre la dimissionaria Aeroitalia, si dovrà impegnare a «non offrire, non accettare e non chiedere somme di denaro al fine dell’affidamento del contratto e/o in relazione alla corretta esecuzione del medesimo». È quanto prevede il “patto di integrità” che l’Ente nazionale dell’aviazione civile ha inserito nella procedura negoziata di emergenza a cui ha dovuto far ricorso dopo l’annuncio di Aeroitalia dell’intenzione «di interrompere anzitempo i servizi aerei sulle rotte onerate da e per Ancona». Una clausola, prevista agli articoli 1 e 2, che ha l’effetto di obbligare la compagnia aerea candidata al nuovo bando (che scade il 4 marzo) ad adottare il codice di comportamento Enac, ma che suona del tutto pleonastica, perché richiama il rispetto di norme già esistenti.

Da sei mesi a 5 anni

Ad esempio l'articolo 353 del codice penale, che punisce con la reclusione da 6 mesi a 5 anni la turbativa d'asta, reato commesso da «chiunque, con violenza o minaccia, o con doni, promesse, collusioni o altri mezzi fraudolenti, impedisce o turba la gara nei pubblici incanti o nelle licitazioni private per conto di pubbliche amministrazioni, ovvero ne allontana gli offerenti».

Dunque il “patto di integrità” inserito dall’Enac nel nuovo bando è poco più che una formula di stile, che capita di trovare in bandi pubblici, ma non sempre. Non ve ne è traccia ad esempio (a meno che non sia sfuggito alle nostre e ricerche) nel primo bando dell'Enac sui voli di continuità tra il Sanzio e gli scali di Milano, Roma e Napoli. Quello che il 31 luglio scorso si era aggiudicato Aeroitalia, unica partecipante alla gara, che aveva accettato le condizioni poste dall’Enac in cambio di compensazioni finanziarie di circa 5,5 milioni di euro per Ancona-Fiumicino, di 9,4 milioni per Linate e 5,2 milioni per Napoli. E c’è da chiedersi se quel bando avrebbe avuto un esito diverso, con il patto d’integrità che obbliga i concorrenti a «non accettare e non chiedere somme di denaro al fine dell’affidamento del contratto». Domanda che forse qualcuno si è già posto (o si porrà) anche alla Procura della Repubblica di Ancona, viste le dichiarazioni pubbliche con cui l’Ad di Aeroitalia Francesco Gaetano Intrieri ha svelato alcuni retroscena delle trattative per lo sbarco della sua compagnia al Sanzio. Ad esempio nel post pubblicato sul suo profilo Facebook il 29 ottobre, quando il manager dà la sua versione sul contratto di marketing da 750 mila euro firmato con Atim (l’agenzia regionale per il turismo) e poi saltato per il mancato pagamento delle fatture, innescando la decisione di Aeroitalia di lasciare le Marche dopo appena cinque mesi. Intrieri riconosce che le rotte previste dal bando «non sono economicamente sostenibili in quanto prevedono due aeromobili basati in loco e un numero di ore volo non sufficiente a garantire le economie di scala». E ammette candidamente che a cambiare lo scenario era stata l’entrata in scena del direttore Atim Marco Bruschini «per valutare la possibilità di nuove rotte da aggiungere a quelle in continuità territoriale». Prima dell’aggiudicazione del bando, dunque, Intrieri e Bruschini analizzano «varie possibilità» e «come Aeroitalia - parole di Intrieri - decidiamo di puntare su Barcellona e Bucarest mentre da Atim viene l’esigenza di operare su Vienna».

La campagna Let’s Marche

Ma non basta. Atim secondo Intrieri «si impegna nel promuovere il logo Let’s Marche attraverso una campagna pubblicitaria». Il piano marketing, descritto poi nel contratto in due righe, prevede una pagina web del sito Aeroitalia dedicata alla campagna Let's Marche (con contenuti forniti da Atim) e il logo Let's Marche sulla fusoliera di un Atr. Il tutto, per 12 mesi, al modico prezzo di 750 mila euro a carico di Atim, cioè della Regione Marche. Dunque senza l’accordo collaterale con Atim, Aeroitalia non avrebbe partecipato al bando. Lo ha confermato Intrieri al nostro giornale, il 9 febbraio. «Un’altra compagnia, con quel bando, non la troverete mai. Sapete bene perché noi abbiamo accettato, perché c’era l’accordo con Atim», ha ribadito. Di queste condizioni aggiuntive che non figuravano nel bando Enac (la possibilità di ulteriori rotte e di un contratto di marketing da 750mila euro) erano al corrente anche altri operatori? Oppure si configura una sorta di patto a latere che poteva alterare la par condicio dei concorrenti? E il patto di integrità è stato inserito da Enac nel nuovo bando proprio per evitare altre manovre del genere? Infine, l’ultima domanda. Perché nel contratto di marketing firmato il 31 luglio (stessa data di aggiudicazione del bando) c’è una clausola di riservatezza in cui Atim e Aeroitalia riconoscono i termini del contratto come «strettamente confidenziali» e si impegnano a «mantenere la massima confidenzialità» sullo svolgimento del contratto. Ballavano 750mila euro di fondi pubblici, che meritavano maggiore trasparenza.

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