La Procura ammonisce
gli avvocati di Farina

La Procura ammonisce gli avvocati di Farina
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Domenica 1 Marzo 2015, 22:20 - Ultimo aggiornamento: 2 Marzo, 10:12
SAN SEVERINO - Dopo la conferenza stampa in cui gli avvocati di Giuseppe Farina - i legali Mauro Riccioni e Marco Massei - hanno riferito la versione dell’omicidio di Sarchiè indicata dal loro cliente ai Pm Ciccioli e Rastrelli, arriva lo stop, da parte della Procura, a informare i media.

Il provvedimento che ammonisce i legali a non rilasciare dichiarazioni né a rivelare informazioni sulle indagini attualmente in corso per trenta giorni, è stato notificato sabato sera dai carabinieri. Fino al prossimo primo aprile, dunque, anche per gli avvocati vige il rispetto del riserbo investigativo. ​Dopo le dichiarazioni di Farina che in carcere aveva reso dichiarazioni spontanee ai Pm facendo nome e cognome della persona che avrebbe sparato a Pietro Sarchiè, la Procura ha avviato attente e doverose indagini per verificare l’attendibilità di quanto dichiarato.

La ricostruzione fatta da Farina, per i familiari del commerciante di pesce sambenedettese, sarebbe lacunosa. “Com’è che di questa fantomatica persona non si è mai saputo niente?”, ha commentato Jennifer Sarchiè, figlia del commerciante ucciso. “Dopo la scoperta del corpo di mio padre ci sono sette mesi di intercettazioni ambientali e telefoniche, com’è possibile che in nessuna di queste sia emerso almeno un riferimento a questa persona?”. Non solo. Farina avrebbe riferito che l’agguato era stato preparato predisponendo un tronco in mezzo alla carreggiata. “Chi lo ha rimosso? Dopo l'agguato tutti e due sarebbero andati via col furgone di mio padre, chi ha tolto il tronco? Tra l’altro il Ford Transit di mio padre riportò delle ammaccature nella parte anteriore compatibile con la collisione con un’auto che per gli inquirenti gli aveva tagliato la strada, non con un albero. Io comunque - ha aggiunto Jennifer Sarchiè - ho piena fiducia nella Procura e nel procuratore Giovanni Giorgio che sono stati sempre oculati e precisi anche nei dettagli. Quello che mi chiedo è perché ora dovrebbe dire la verità - prosegue Jennifer Sarcihè -. La prima versione fu che la mattina del 18 giugno era uscito a portare a spasso i cani mentre il figlio era rimasto a dormire fino alle 8-8.30, dai tabulati telefonici e dalle immagini dell'autovelox è emerso che già alle 6.56 il figlio era a San Severino Marche con l’auto. Se ha mentito prima può farlo anche ora”.
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