Il segretario Cgil Daniele Principi: «Portiere e juventino per oppormi a papà»

Il segretario Cgil Daniele Principi: «Portiere e juventino per oppormi a papà»
Il segretario Cgil Daniele Principi: «Portiere e juventino per oppormi a papà»
di Valentina Berdozzi
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Domenica 19 Maggio 2024, 04:30 - Ultimo aggiornamento: 11:09

È sera e in un misto di lotta, abbandono, struggimento e turbamento, di fronte alla giornata che si spegne e alla vita che corre, Ugo Foscolo parla di quello spirito guerriero che ruggisce da dentro e gli impedisce di prendere sottogamba la realtà che si dipanava attorno a lui. Gli era impossibile vivere non percependo distintamente il pungolo della sua epoca: il suo cuore e il contesto tutt'intorno erano troppo vicini per non essere una amalgama sola. Esattamente come quando cresci in un piccolo paese della provincia marchigiana - chiarisce subito Daniele Principi, segretario provinciale Cgil - e, venendo su in quell'ambiente, è impensabile non sentirsi coinvolti da quel mondo piccolo eppure prolifico, dalla sue prospettive limitate e i sogni nonostante tutto grandi; da quel perimetro circoscritto eppure vivo, intenso, brulicante dove ribellione, consapevolezza, voglia di cambiare il mondo e di ridisegnarlo a proprio modo si fondono insieme e ruggiscono come un leone in gabbia o il poeta di fronte ai colori del tramonto.

Il confine

Dentro questo confine, Principi c'è cresciuto, facendosi grande in una famiglia numerosa di zii e cugini e in un paese, la sua Montelupone, che è stata più di un semplice sfondo: «Ha significato innanzitutto amicizia, avventura, curiosità. E voglia di rendere il mondo un posto più alla sua altezza». Quello spirito ribelle ruggisce da che Principi se ne ricordi. «In ogni ambito della vita e in maniera del tutto naturale - giura - con una delle prime manifestazioni che ha riguardato lo sport, sfera di vita importantissima. Gioco a calcio da sempre: da quando ero bambino e la partita era un must con gli amici in piazza o all'oratorio e per tutta la giovinezza, avendo militato in diverse squadre del circondario - ricorda - il mio posto è sempre stato tra i pali. Nonostante la vita del portiere di calcio non sia facile, perché il ruolo è particolare ed è maggiore il rischio di commettere qualche errore e ricevere delle sonore tirate di orecchie piuttosto che lodi e complimenti, la scelsi in opposizione a mio padre, calciatore in gioventù come me ma impegnato come attaccante. Starmene a porta è stata una mia precisa scelta, maturata in opposizione e in pieno contrasto con l'ambiente in cui sono nato e cresciuto. Sempre per opposizione, poi divenni l'unico juventino in una casa di tifosi milanisti: nel calcio, come nella vita, l'imperativo assoluto è sempre stato quello di non omologarmi».

Il poster

Il poster a grandezza naturale di Angelo Peruzzi, storico portiere della Juventus, dietro alla porta di camera è testimone. «Da bravo bambino diligente, curioso di imparare e assetato di conoscenza, il mio rendimento scolastico è sempre stato a dir poco impeccabile. L'unica cosa di cui le maestre e i professori si sono sempre lamentati con mia mamma era il mio atteggiamento contestatorio: desideroso di capire il perché delle decisioni dei miei insegnanti e il ragionamento che stava a monte delle loro azioni, ne chiedevo sempre il motivo ispiratore, passando non di rado per un contestatore. Un atteggiamento naturale e innato che, ai tempi dell'istituto tecnico commerciale, ha raggiunto il suo apice: ricordo ancora l'assemblea studentesca organizzata, da rappresentante di istituto, al cinema Italia ai tempi dell'invasione americana in Afghanistan. Con la preside, che naturalmente stazionava su posizioni diverse dalle mie, realizziamo uno scambio di battute piuttosto pungente. Nulla di eccessivo, ma le nostre parole resero effervescente la manifestazione e diedero, a quel mio spirito contestatorio, lo spazio che da dentro reclamava». Quella voglia precisa, che è desiderio profondo, che è modo di essere, scalpita nelle parole. Gli anni del collettivo studentesco fondato ai tempi delle superiori così come l'esperienza di Officina Universitaria, il sindacato studentesco dell'Università di Macerata di cui Principi, nel 2007, fu uno dei promotori, non sono che manifestazioni future di qualcosa che da tempo si muoveva carsico. Era quello spirito tanto caro a lui, quello che «è sempre stato parte di me e mi prendeva per mano nei pomeriggi passati a Montelupone, sotto al monumento dei caduti, nel Parco Franchi: là sotto, lontano dagli adulti e con gli amici di allora che ci sono anche gli amici di oggi, riflettevamo su quello che vivevamo, ragionando su come avremmo potuto cambiare il mondo e renderlo un posto più vicino a noi e alle nostre idee».

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