Il consigliere comunale Pierpaolo Turchi: «La mia Fontespina e le serate al Green»

Il consigliere comunale Pierpaolo Turchi: «La mia Fontespina e le serate al Green»
Il consigliere comunale Pierpaolo Turchi: «La mia Fontespina e le serate al Green»
di Valentina Berdozzi
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Domenica 7 Aprile 2024, 04:00 - Ultimo aggiornamento: 10:09

È un concetto forte, quello di appartenenza. Perché non lascia scampo, nel bene e nel male; perché è qualcosa di radicato, passionale, incontenibile, profondo e al contempo, sinceramente intimo, del tutto privato. È una forma eterna: di vicinanza, di comunanza, di abnegazione, di fede, radicate nel cuore e in tutto quello di più caro che ha un uomo. Lo zoccolo duro su cui costruire giorno per giorno una vita, affondando sentimento e convinzioni in quel legame che unisce potentemente, inesorabilmente e appassionatamente e da niente può essere scalfito. Il filo rosso che corre nella memoria di Pierpaolo Turchi, la sua appartenenza più vera e sincera, è alla vita a tutto tondo, a quell'idea di «divertimento sano, sincero e profondo» declinato in tanti ambiti e in tutte le sfumature possibili e a quella visione di bellezza che da sempre, dalla giovinezza al lavoro attuale come responsabile commerciale del gruppo spagnolo di abiti da sposa Rosa Clarà e per l'atelier pugliese Petrelli Cerimonia, è compagnia e garanzia.

La vita

La vita, quella vera e poliedrica in cui Pierpaolo si rispecchia, la sua prima, vera appartenenza, la ritrova lungo le strade della sua infanzia, tra le vie in cui è cresciuto, nella sua Civitanova, che adora, e in quel quartiere, Fontespina, che è stato il primo terreno fertile in cui ha affondato le radici quel senso di comunione che non lo abbandona mai. «In tanti anni, molto è cambiato, ma il quartiere dove sono nato rimane sempre uno dei posti più cari che esiste nel mio mondo - comincia - quando ero piccolo, Fontespina era una lunga vita fatta di case costruite una dietro l'altra, con la campagna alle spalle e il mare di fronte. È lì che sono cresciuto, in un'infanzia spesa tra la collina e il mare, quando in autunno e in inverno giocavamo per le vie del quartiere e da marzo in poi, invece, ci spostavamo verso il lungomare.

Ho avuto tanti amici, di tutte le età, in quella strada che ti insegna a vivere e ci ha reso tutti solari, vivaci, curiosi». Si è fatto lì e così le ossa il giovane Pallì, «il soprannome che mi accompagna da sempre e che sinceramente non so neanche più come sia nato e da cosa derivi - spiega sorridendo Pierpaolo - è lì che ha dato le prime avvisaglie quel mio carattere di trascinatore, di ragazzo prima e di uomo poi intraprendente, curioso e assetato di vita. Uno che dove lo mettevi stava bene e trovava sempre il modo di far star bene tutti, proponendo idee, viaggi, uscite o serate insieme a ballare, fosse nei primi club di campagna dove ci ritrovavamo le sere d'inverno, le discoteche storiche della mia giovinezza, primo tra tutti il leggendario Green Leaves, o i locali della Romagna, dove più volte con i miei amici abbiamo trascorso i sabato notte facendo credere ai nostri genitori che ci trovassimo al Black Magic di San Marone», ride.

La memoria

In questo caldo abbraccio dei ricordi, torna ancora Fontespina e lo fa attraverso quello che è stato uno dei suoi animatori, uno dei suoi centri propulsori di bellezza e amore, uno dei suoi volti più cari. «Mio padre Iginio, nel nostro quartiere, era un vero punto di riferimento, un cardine e, per noi ragazzi, quasi un idolo. Faceva il commerciante ittico e, con tutta la sua solarità, adorava portarci il sabato pomeriggio al laghetto a pescare o riunirci per una merenda in allegria. Amava circondarsi di persone e stare in mezzo ai noi giovani e a Fontespina lo ricordano ancora tutti con gioia e nostalgia, nonostante la prematura scomparsa quando ero solo un ragazzo e stavo facendo il servizio militare. È venuto a mancare troppo presto, ma i suoi insegnamenti sono con me da allora. Come la sua passione per la politica: per lui era una simpatia per certi ideali e valori di una determinata area di pensiero, ma per me è stato un impegno serio e attivo, spinto da quel senso di appartenenza che mi ha sempre portato a identificarmi completamente in quello che facevo e in ciò che credevo», chiosa Pierpaolo.

La giovinezza

Un'aderenza totale e fedele, lungo una giovinezza bella, «spontanea e genuina, inseguita sul filo del bello e del divertimento sano - commenta - sono cresciuto in un'epoca in cui era facile eccedere e prestare il fianco a comportamenti nocivi e pericolosi, ma la solidità delle mie radici, del mondo da cui provengo, delle persone con cui sono cresciuto mi hanno permesso di camminare a testa alta, tra bellezza e apparenza».

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