FERMO - Ci sono voluti undici anni (sette dal rinvio al giudizio) perché l’allora agente della polizia municipale di Fermo, Piergiovanni Farni, e i dipendenti dell’Ufficio anagrafe del Comune, Sandra Lupacchini e Nicola Mecozzi, fossero riconosciuti innocenti. I fatti risalgono al 2010. Le indagini dell’inchiesta “Residenze facili” erano scattate dopo l’esposto presentato da un altro ex dipendente del Comune, che aveva denunciato presunte irregolarità sui procedimenti di accertamento delle residenze per l’iscrizione all’Anagrafe.
Il pubblico ufficiale
Gli accertamenti avevano riguardato anche residenze concesse a persone provenienti da altri Comuni. A Farni era stato contestato di aver falsamente attestato, in qualità di agente accertatore e, quindi, di pubblico ufficiale, la veridicità di una dichiarazione di residenza presentata da una donna, inducendo, così, in errore l’ufficiale di anagrafe Lupacchini. A Mecozzi il rifiuto di atti del proprio ufficio, con riferimento ad altre pratiche. Il tribunale di Fermo ha assolto i tre imputati con «la formula più ampia», ritenendo il fatto insussistente. A difendere Farni, nel frattempo in pensione, l’avvocato Marco Tomassini che sottolinea come il suo assistito abbia «sempre rivendicato la correttezza del suo operato» e desiderasse «dimostrare la sua totale estraneità ai fatti» perché «ha vissuto come un’onta l’accusa dopo anni di specchiato servizio come agente municipale di quartiere, conosciuto da tutti.
L’iter
«Resta il rammarico di un iter giudiziario troppo lungo, dovuto solo alle carenze nell’organico dei magistrati del tribunale di Fermo, da sempre denunciate da noi avvocati», aggiunge la legale, ricordando «le tante richieste del Consiglio dell’Ordine al Csm per sollecitare la nomina di magistrati nei posti scoperti a seguito di trasferimenti, rimaste inascoltate».
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