L'ultimo emozionante saluto pubblico dal palco del teatro Ventidio Basso: Mazzone, l'ascolano nato a Trastevere. Guarda le foto storiche

Quando nel 2003 rifiutò l'Ancona

L'ultimo saluto pubblico di Carlo Mazzone al Teatro Ventidio Basso
L'ultimo saluto pubblico di Carlo Mazzone al Teatro Ventidio Basso
di Gianluca Murgia
5 Minuti di Lettura
Sabato 19 Agosto 2023, 16:13 - Ultimo aggiornamento: 23:00

Una delle ultime apparizioni pubbliche di Carletto Mazzone aveva emozionato tutti. A ottobre dell'anno scorso, al teatro Ventidio Basso di Ascoli, era comparso a sorpresa sul palco, in zona Cesarini, alla fine della proiezione del docufilm che lo raccontava: “Come un padre”. Non aveva detto nulla (come nel film, dove a parlare erano i suoi ex giocatori e l'attore che lo interpretava da giovane), aveva solo salutato con le braccia e con le mani, come faceva in campo, a fine partita, verso la curva dei suoi tifosi. «È una grande emozione per me vedere così tanta gente. Ringrazio tutti. Mio marito è innamorato di Ascoli» aveva rivelato Maria Pia, sua moglie. «Uno dei momenti più importanti da quando sono sindaco. Carletto è il vero padre degli ascolani», aveva ribadito il sindaco Marco Fioravanti conferendo la cittadinanza onoraria a Mazzone morto oggi, 19 agosto, in casa, nella sua Ascoli, all'età di 86 anni.

Dalla frattura della tibia alla corsa sotto la curva dell'Atalanta

Lui, arrivato da Roma per giocare nell'Ascoli una stagione, e poi rimasto per una vita (anche per amore di Maria Pia), divenuto allenatore dopo un brutto infortunio e diventato grande mister grazie al fiuto di Costantino Rozzi.

Il resto è leggenda. Come la corsa verso la curva dell'Atalanta, divenuta iconica, gli anni di Cagliari, Bologna e quelli della Roma rigorosamente vissuti in tuta, il dream-team in bilico tra passato e futuro allenato a Brescia, il rapporto con Baggio, Totti e Guardiola che oggi lo piangono. E poi c'erano i campioni in crisi che lo cercavano per rinascere, per provare l'impossibile: chiedere per credere a Beppe Signori. Come tecnico detiene (e lo farà per molto tempo) il primato di presenze in Serie A, con 795 panchine ufficiali, a conferma che oltre il personaggio c'era l'allenatore capace. E quella era una Serie A tosta, per arrivarci e rimanerci dovevi essere un grande.  «Era preparatissimo e moderno» raccontò Guardiola. 

 

Il rapporto con Ascoli

Nato a Roma, a Trastevere, il 19 marzo 1937, da padre meccanico, era arrivato ad Ascoli nel 1960 come promettente giocatore. Il 3 marzo 1968, giorno del derby tra Ascoli e Samb, Mazzone riporta la frattura della tibia destra. Costantino Rozzi lo vuole alla guida delle giovanili del suo Ascoli. È il passaggio per l’approdo in prima squadra che con lui vola dalla serie C alla B, fino alla prima, storica promozione in serie A nel 1974. Il tecnico resta in bianconero fino al 1975. Tornerà nel 1980 e per altre cinque stagioni lascerà il segno. Nel 2019 - caso più unico che raro - alla sua presenza gli è stata intitolata la tribuna est dello Stadio “Cino e Lillo Del Duca”.

Quando rifiutò la panchina dell'Ancona in Serie A

Nell'estate del 2003, con l'Ancona neopromossa in Serie A e il rapporto ormai concluso tra l'allora presidente Ermanno Pieroni e il mister della promozione Gigi Simoni, la scelta del sostituto ricadde proprio su Carletto Mazzone. Sor Carlo si incontrò varie volte con Pieroni nella sua residenza ascolana e tutto lasciava presagire all'imminente matrimonio. Addirittura, ad Ancona, c'era chi paventava l'accoppiata con il Divin Codino Roberto Baggio rinato sotto Mazzone negli anni di Brescia. Alla fine il passaggio saltoò per il legame di Mazzoni con Ascoli e per il rischio che la scelta potesse essere considerata un tradimento (si narra anche di alcuni episodi "verbali" molto diretti nelle strade del centro tra l'allenatore e alcuni tifosi ascolani). Incassato il no, Pieroni fu costretto a ripiegare su Leonardo Menichini, lo storico secondo di Mazzone con effetti disastrosi e un esonero dopo poche giornate di campionato. Carletto, che in quella stagione tornoò al Del Conero sulla panchina del Bologna fu fischiato dal pubblico biancorosso durante la partita vinta dai padroni di casa 3-2 trascinati da Bucchi e da una doppietta di Rapajc.

Da Guardiola a Baggio e Totti

Mazzone, pochi giorni fa, aveva festeggiato i 60 anni di matrimonio con sua moglie Maria Pia. Lo aveva rivelato lo stesso mister sul proprio profilo Instagram gestito dal nipote: «Luglio 1963-luglio 2023. Evviva l’amore, vi mando un abbraccio grande vi voglio bene». Tra gli auguri ricevuti anche quelli della moglie di Roberto Baggio, Andreina: «Auguri, che belli». Tanti gli aneddoti legati a Roby Baggio: da quello dei cani ("Di chi sono quei cani che corrono in campo? Di Baggio... Date loro da mangiare") a quello di un tandem d'attacco con Francesco Totti: «Quando mi chiesero di allenare Totti e Baggio insieme: “Forse mi sarebbero caduti meno capelli…” Ecco quindi nella speranza che un po’ ricrescano coppia d’attacco Roberto Baggio e Francesco Totti (tutti e due con la maglia numero 10) vi piace come idea?». Con Guardiola il rapporto di stima e amicizia è iniziato a Brescia per poi rimanere sempre vivo fino ad oggi. «Arrivo a Brescia e lo vedo correre sotto la curva dei tifosi avversari. Pensai: che ci faccio qua? Poi, nel corso di una cena in albergo a Coccaglio Mazzone mi dice: Pep, io qui non ti volevo  - ha raccontato Guardiola del docufilm su Mazzone - Io penso: arrivo dal Barcellona, cosa succede? Subito dopo mi dice: ho acquistato Giunti e ho dato fiducia a lui, ora invece devo pensare a cosa fare con voi due nello stesso ruolo. Penso però che tu sia molto forte, ti vorrò bene e ti farò giocare. Penso: meno male... Poi mi trattò come un figlio». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA