ANCONA Al motto «nel sociale e per il sociale», la Politecnica cambia il paradigma della festa. Nel canovaccio dell’inaugurazione dell’anno accademico, in scena alle Muse, la consueta prolusione d’un cattedratico si converte in un dialogo a cinque, con il rettore Gian Luca Gregori che introduce, scherzando, la novità: «Ora farò anche l'intrattenitore». La formula è quella, veloce e accattivante, del talk. La sostanza è pura umanità.
Gli ospiti
Sulle poltroncine bianche, sistemate sul palco, si affiancano don Aldo Buonaiuto, il sacerdote di strada della Comunità Papa Giovanni XXIII; le prof Stefania Gorbi ed Elena Spina, la prima è referente dell’Università per la sostenibilità, la seconda per l’integrazione e la multiculturalità; Arnoldo Mosca Mondadori, della Fondazione Casa dello spirito e delle arti che, con il progetto Metamorfosi, ha generato strumenti musicali dal legno delle imbarcazioni dei migranti arrivate a Lampedusa, per mano dei detenuti nel penitenziario milanese di Opera.
Le iniziative
Tutti. Come Don Aldo, che promuove iniziative per salvare donne vittime della tratta. «Le corone d’alloro per festeggiare i neo laureati in piazza Roma sono intrecciate dalle mani di coloro che sono ospiti della casa rifugio in provincia di Ancona». Il rettore consolida il legame: «Ci proponiamo come stimolo per la riscoperta della comunità, dei suoi legami e dei suoi valori, contribuendo alla diffusione dell’impegno etico e sociale a favore degli altri». Definisce il perimetro: «Un impegno che non può essere circoscritto ai momenti di estrema emergenza, che sia sanitaria o umanitaria, ma che deve porsi come valore centrale». In platea ad ascoltarlo i tanti rettori delle università marchigiane e italiane, il sindaco di Ancona Daniele Silvetti, il presidente della Regione Francesco Acquaroli.
L’affondo
Fedele al tracciato - «nel sociale e per il sociale» - Gianluca Ferri. Il presidente del Consiglio studentesco dedica il suo intervento, che segue quello del rettore, «alle vittime di Rafah», mentre srotola la bandiera palestinese sul leggio. Assesta l’affondo, tra burocrazia e carenza di strutture: «Studentesse e studenti esclusi dal posto letto nello studentato, che non trovando un alloggio e in assenza di sostegni economici, si sono visti costretti a dormire per le strade della nostra città». No, esclama: «Non possiamo rimanere in silenzio di fronte a ventenni che vivono, per mesi, ai margini della società, che vedono negato il proprio diritto allo studio, diventando di fatto invisibili». Si affida alla cifre: «Nella dorica ci sono poco più di 450 giacigli a loro dedicati e sono oltre mille che ne richiedono uno». Segnala scarse politiche di sostegno allo studio, la «crescente sensazione di asfissia» per le proteste. Cita la «voce dei liberi giornalisti Rai levata in queste ore per difendere l’articolo 21 della Costituzione per un’informazione indipendente equilibrata plurale». Fissa il leggio rivestito dalla bandiera e si lascia trasportare dal proclama: «Viva l’Italia antifascista, viva l’Italia antirazzista». L’anno accademico è aperto.