Marche, disegnare il futuro
dell'impresa con l'innovazione

Marche, disegnare il futuro dell'impresa con l'innovazione
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Sabato 26 Ottobre 2013, 15:50
ANCONA - “L’innovazione come l’ormone della crescita: un fattore distintivo per emergere perch, nell’arena sempre pi competitiva del mercato globale, non vince solo chi si adegua all’uso delle nuove tecnologie legate al processo ma anche chi lega l’innovazione al prodotto; chi investe nel capitale umano, in ricerca e sviluppo, nella propriet intellettuale, nei marchi e nelle reti distributive. In una parola: nel pensiero”.

Così Gian Luca Gregori, preside della facoltà di Economia G. Fuà, parlando agli oltre 300 studiosi convenuti a Villarey da 24 Università italiane, per il XXV Convegno annuale di Sinergie, su L’innovazione per la competitività delle imprese.



Dunque, innovare non fa per forza rima con digitalizzare. Lo confermano i lavori delle nove sessioni del convegno, dal quale risulta che l’innovazione è alla portata di tutti ma deve essere ricercata, coltivata, alimentata, stimolata e, soprattutto, dev’essere collocata in testa alle strategie delle imprese, così come ai programmi delle istituzioni.



Il fatto poi che la crisi si stia protraendo non deve far desistere le imprese dall’uso della leva innovativa. Anzi, l’innovazione chiama in causa il cambiamento, il quale è legato al rischio che si profila allorché si affronta il nuovo, che a volte le imprese coprono con il velo dell’abitudine. Quando ciò succede, l’innovazione resta ai margini dell’impresa, specie se esprime ancora performance in grado di rispondere, almeno temporaneamente, alla concorrenza.



Purtroppo, “e ciò avviene non solo nelle piccole imprese, l’innovazione non riesce a diffondersi quando l’azienda preferisce trovare nella caduta della domanda tutte le spiegazioni delle difficoltà che incontra sul mercato”, ha sottolineato Gregori.



Così, dal convegno viene un netto invito a superare la resilienza e a cercare una nuova cultura dell’innovazione perché la crisi, “rivelando segnali di debolezza competitiva, costituisce un potente stimolo innovativo dato che pone di fronte all’esigenza di cercare nuove vie per centrare gli obiettivi con le risorse a disposizione”, ha detto Claudio Baccarani, dell’Università di Verona.
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