Addio al guerriero dal cuore d’oro: Nikita è morto nel sonno a 16 anni

Addio al guerriero dal cuore d’oro: Nikita è morto nel sonno a 16 anni
Addio al guerriero dal cuore d’oro: Nikita è morto nel sonno a 16 anni
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Sabato 7 Marzo 2020, 05:05 - Ultimo aggiornamento: 11:45

CASTELBELLINO - Voleva alzarsi presto, nonostante le lezioni al liceo artistico Mannucci di Jesi sospese, quella di ieri doveva essere una giornata dinamica, grintosa. E invece la sveglia ha continuato a suonare, insistente, vuota. Nikita non ha aperto gli occhi. Non lo farà più. Il suo giovane cuore ha smesso di battere a 16 anni. E per un istante lunghissimo anche il cuore della mamma Helenia, ha interrotto i suoi battiti quando è andata in camera a svegliare il suo guerriero e lui non rispondeva più, non respirava più. Non le avrebbe sorriso più. La tragedia si è consumata ieri verso le 7 in un appartamento in via Papa Giovanni XXIII, di fronte al parco Le Querce della frazione Stazione dove Nikita Panfoli abitava con la madre. 

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Inutili i disperati tentativi di soccorrerlo: sul posto sono intervenuti i sanitari dell’automedica del 118 di Jesi, l’ambulanza della Croce verde di Cupramontana e anche l’equipe di medici rianimatori a bordo dell’eliambulanza Icaro01 da Torrette. Per oltre un’ora hanno tentato di far ripartire il cuore, praticando massaggi cardiaci e manovre rianimatorie. Ma nonostante le preghiere, la professionalità e la tempestività, nulla è purtroppo servito. Nikita era già andato via. Sono anche intervenuti i carabinieri della Compagnia di Jesi, che hanno dovuto verificare le circostanze del decesso, sopraggiunto con ogni probabilità per un malore che ha colto il giovane nel sonno. Uno strazio vedere quel figlio addormentato per sempre, anche per chi indossa una divisa. La salma è stata trasferita all’istituto di medicina legale di Torrette dove lunedì sarà sottoposta a un’autopsia per chiarire i contorni di questa che per ora è una tragedia troppo grande da accettare per una famiglia, ma anche per un’intera comunità. 

Eppure Nikita era robusto, forte, un guerriero come lo chiamavano in classe (frequentava la III A del liceo artistico di Jesi) e in campo, pilone della Jesi Rugby nelle categorie Under16 e Under18. Era un punto di riferimento per i compagni e per la società. Lui, così generoso, brillante, capace di fare squadra, incoraggiare sempre. Adesso chi dirà ai suoi compagni che va tutto bene? Le parole non escono, restano soffocate persino ai dirigenti, che guardavano al promettente pilone come a un elemento importante per tutti. Forte Nikita, nel nome e nel fisico. Uno che a 8 anni si era innamorato della palla ovale giocando al minirugby e non aveva più mollato. Difficile accettare che un atleta, sottoposto periodicamente a controlli e visite mediche, possa essere morto così. Oltretutto era un ragazzo robusto, si era ristabilito velocemente dai postumi di un incidente in scooter a settembre in via Roma, in cui aveva riportato tre fratture a un piede. Sottoposto a un intervento chirurgico, si era rimesso in piedi ed era tornato in campo. 


Sconvolti familiari e amici, stretti in un ideale abbraccio solidale. Il papà Roberto, titolare di “Hydra comics” (e prima di “Mondo fumetto”) a Jesi, saluta il suo ragazzo sui social dove postava orgoglioso le azioni di gioco del suo campione, le immagini dei preziosi momenti condivisi tra padre e figlio, che ora sono solo ricordi su cui piangere. «Ciao Niki», un cuore rosso e una canzone di Jimi Hendrix che il figlio adorava.

E un disegno, un guerriero che si difende con lo scudo e sguaina la spada pronto a colpire. Schizzo che ha un significato speciale, ora che il suo combattente non è riuscito a difendersi dalla morte che lo ha portato via per sempre. 

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