Ancona, picchia la moglie con mestolo e scopa: «Vai a morire». Condannato a 4 anni

Ancona, picchia la moglie con mestolo e scopa: «Vai a morire». Condannato a 4 anni
Ancona, picchia la moglie con mestolo e scopa: «Vai a morire». Condannato a 4 anni
di Federica Serfilippi
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Giovedì 9 Novembre 2023, 03:50 - Ultimo aggiornamento: 12:06

ANCONA Quattro anni e un mese di reclusione. È la condanna che ieri pomeriggio il giudice Pietro Merletti ha rifilato a un operaio egiziano accusato di maltrattamenti in famiglia e lesioni personali. L’uomo, 54 anni, è stato portato alla sbarra dall’ex moglie, costretta a vivere un inferno domestico tra il 2016 e il 2019. Stanca di ricevere continuamente insulti, minacce e percosse, si era rivolta agli agenti della questura. 


Le tensioni

I maltrattamenti sarebbero iniziati nel 2016, quando il matrimonio della coppia stava ormai naufragando.

La richiesta di aiuto dell’egiziana risale all’estate del 2019, dopo una serie di violenze fisiche ripetute in pochi giorni e scattate soprattutto nell’ambito di litigi nati per motivi economici. In un’occasione, l’imputato avrebbe stretto le sue mani attorno al collo della donna, gridandole anche: «muori, devi morire, non ti voglio più vedere». Le lesioni avevano costretto la vittima a raggiungere il pronto soccorso di Torrette. Era stata dimessa con 5 giorni di prognosi. In un altro frangente, lei sarebbe stata colpita ripetutamente con il manico di scopa all’altezza delle gambe. C’erano stati anche dei pugni sferrato sulla schiena. L’uomo, in vari episodi, avrebbe anche utilizzato il mestolo di legno per accanirsi contro la moglie, di dieci anni più giovane. L’imputazione parlava pure di spinte contro il muro. Un turbinio di violenze e vessazioni. 

La denuncia 

Alle botte avrebbero fatto seguito gli insulti e le minacce: «Sei scema, sei stupida, sei sporca, vai a morire». Dopo la denuncia sporta contro l’uomo, la vittima si era allontanata dalla città dorica. Al processo si è costituita parte civile contro l’ex marito, attraverso gli avvocati Edoardo Massari e Jacopo Saccomani. Nei confronti della donna, il giudice ha stabilito un risarcimento di 30mila euro. 

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