La musica
La vita da musicista richiede un sacrificio maggiore. «Continuo a suonare per vivere sublimi momenti di comunicazione tra i musicisti durante i concerti. Attimi di magia. Che non sempre accadono» aggiunge il trombettista cresciuto a Torino. Ma Rava sa scegliere bene i suoi compagni di viaggio. Rifiuta l’etichetta di talent scout anche se ha lanciato diversi giovani, fra i quali Stefano Bollani e Fabrizio Bosso. E, non a caso, Evangelista e Morello, che compongono il trio guidato da Lanzoni, collaborano con Rava nel New Quartet. «I giovani di oggi sono preparatissimi e danno energia alla musica.
Le passioni
«Un disco per i neofiti del jazz? Porgy and Bess di Miles Davis» replica lo stesso artista, grande appassionato di letteratura. E allora replichiamo il gioco e gli chiediamo un libro per appassionarsi alla lettura. Il jazzista cita, per gli italiani, “Un giorno di fuoco” di Beppe Fenoglio e uno dei libri di Andrea Camilleri su Salvo Montalbano. Per gli stranieri sceglie Michael Connelly. Quanto al jazz ammette che può diventare inascoltabile se gli interpreti sono fuori forma e di conseguenza le improvvisazioni risultano scadenti (nella musica sinfonica la bellezza della composizione resta al di là degli esecutori). E fedele al suo libro “Note necessarie” odia i soli troppo lunghi. Ma la vera «tragedia» della musica, come egli stesso la definisce, è la scomparsa dei negozi di dischi, determinata dall’avvento della digitalizzazione. Le copie dei dischi venduti sono crollate. «Oggi la musica è usa e getta. L’ascoltatore compra 1 o 2 brani di un lavoro che così perde il suo valore e la sua identità» commenta Rava. La società preferisce l’esperienza di un ascolto frugale al possesso del disco che consente una maggiore attenzione e rispetto del lavoro dell’artista. Ecco che il concerto live diventa il momento per esprimersi e incontrare il pubblico. Quel pubblico che giovedì ad Ancona tornerà ad abbracciare uno dei suoi beniamini.