Paolo Jannacci a Civitanova per l’anteprima del festival VitaVita: «Mio padre Enzo non finirà nell’oblio»

Paolo Jannacci a Civitanova per l’anteprima del festival VitaVita: «Mio padre Enzo non finirà nell’oblio»
Paolo Jannacci a Civitanova per l’anteprima del festival VitaVita: «Mio padre Enzo non finirà nell’oblio»
di Chiara Morini
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Giovedì 17 Agosto 2023, 02:30 - Ultimo aggiornamento: 11:07

CIVITANOVA - Un’anteprima emozionante per il festival VitaVita di Civitanova. Stasera alle 21,30 sul palco del Teatro Annibal Caro, salirà Paolo Jannacci, con “In concerto con Enzo” (info e prenotazioni 0733812936). All’artista andrà il premio “Vita vita giovane talento Ex Aequo”. 
 

Paolo Jannacci, come ha avuto l’idea di questo concerto?
«Tanto tempo fa, un anno dopo la scomparsa di papà, insieme alla sua band abbiamo deciso di riprendere la sua scaletta, cercando di capire se andare avanti.

Avevo molti dubbi, ma poi Stefano (Bagnoli) mi ha detto: “Sembri lui”. E così anche con Marco Ricci e Daniele Moretto abbiamo fatto molte cose, siamo piaciuti per questo concerto che è molto di più di un semplice arrangiamento di idee».

 
Riuscite ad entrare anche nei cuori di chi non ha conosciuto Enzo?
«Mio papà manca, mi ha insegnato molto e a me fa piacere cantare i suoi brani, senza che finiscano nell’oblio. Mi piace anche farlo conoscere ai più giovani e sono molti quelli che mi dicono che così lo hanno (ri)scoperto». 

Come lo ricorderete? 
«Suoneremo e canteremo i classici, quelli che hanno caratterizzato la storia pop di papà. Ma ci saranno anche i brani forse meno conosciuti che lui non riteneva adeguati per i live. Apriamo con “Musical”, un primo brano molto jannacciano, poi ci saranno i classici come “Io e te”, “L’Armando”, “Vincenzina” o “Parlare con i limoni”. Magari “È la vita è la vita” o “Ci vuole orecchio” finiranno in un medley. Ci saranno anche brani di amici, come Paolo Conte e Luigi Tenco».

Quanto ci sarebbe ancora bisogno di lui? 
«Per me servirebbe ancora tanto. Insieme eravamo una grande coppia con cui potevamo affrontare ogni cosa e uscire sempre a testa alta, era la felicità. Ora vado avanti da solo, ma quello che più manca è il confronto che avevo con lui». 

Qual è stato l’insegnamento più grande che le ha lasciato? 
«La musica romantica sia classica che quella delle armonie tipiche dell’800. Sicuramente le inflessioni jazz come Evan o Peterson che davano la giusta spinta». 

E l’Enzo padre?
«Papà mi ha insegnato a tenere sempre presente il rispetto verso gli altri e di contro anche a pretendere pure il rispetto verso di me. Più vado avanti e più cerco di essere umile. Un grande esempio di umiltà, tra gli artisti, è Massimo Ranieri: una delle persone più umili che io abbia mai conosciuto che poi, quando è sul palco, “ti stende”».

Tra i premi che ha ricevuto, quale ricorda con più piacere?
«Li ho a cuore tutti, da quelli che mi danno i comuni che mi pensano a quello nazionale di tre anni fa, il premio Tenco, per la mia “Opera prima”. Non posso non considerare quelli che ho preso con papà. Il migliore in assoluto? Forse proprio il premio in coppia con lui, nel 2005, per il miglior disco dialettale, che tengo ancora sempre con me».

Ha scelto lei la musica? 
«No, credo che sia l’inverso, penso sia stata la musica a cercarmi».

Se suo padre Enzo fosse ancora tra noi, cosa penserebbe di questo periodo? 
«Per certi versi sarebbe divertito: noi vediamo il mondo con il velo umoristico, un po’ come la satira di Dario Fo. Ma sarebbe preoccupato anche per il dilagare dell’ignoranza con l’aumento di arroganza e violenza».

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