Mercato a rischio, appello di Piermaria: «I giovani non vogliono più lavorare di sabato e domenica anche per 1.600 euro al mese: contattatemi»

Mercato a rischio, l'appello di Piermaria: «Giovani introvabili, nessuno vuole più lavorare di sabato e domenica anche per 1.600 euro al mese»
Mercato a rischio, l'appello di Piermaria: «Giovani introvabili, nessuno vuole più lavorare di sabato e domenica anche per 1.600 euro al mese»
di Gianluca Murgia
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Domenica 30 Aprile 2023, 03:50 - Ultimo aggiornamento: 11:20

PESARO Impara l’arte e mettila da parte. Avete presente il detto, no? Ecco: da dopo la pandemia è rimasta buona solo la seconda parte. «Nessuno vuole più lavorare» ripetono gli imprenditori. «Pagateci per davvero e di più» replicano i lavoratori. Ma se il fenomeno, prima, era più marcato tra gli stagionali di settori specifici (come la ristorazione e l’accoglienza, con i camerieri ormai introvabili a tutti i livelli), ora la problematica si sta allargando anche ad altri ambiti lavorativi. «Noi non riusciamo più a trovare chi voglia fare i mercati. Il vero motivo? Nessuno vuole più lavorare al sabato e di domenica» racconta il montecchiese Michele Piermaria, terza generazione di venditori di calzature.
 

Nome storico del settore


La sua ditta, la Piermaria Calzature snc, nome pubblicitario “Harry Potter calzature”, è aperta da 13 anni. Lui e il padre, Amedeo, lavorano in tutti i principali mercati della zona: da Fano fino a Cervia, passando per Bellaria, Riccione e Pesaro. Una società solida, a conduzione familiare, conosciuta e apprezzata. Vendono prodotti di qualità, principalmente scarpe made in Italy, alta moda e grandi firme, dalla Nile a Saucony, abbigliamento sportivo.

Eppure per loro la ricerca di personale sta diventando un dramma, una impresa impossibile, a maggior ragione in vista dell’estate e delle fiere. Tutti appuntamenti vitali dopo gli anni della pandemia che hanno messo a dura prova la tenuta e sopravvivenza dell’intero settore. 



«Si propongono gli ultra 50»


«Da noi lo stipendio va da 1.300 a 1.500-1.600 euro al mese, in regola - spiega Piermaria -. Molto più che uno stipendio che, mediamente, si può percepire lavorando in fabbrica. Eppure i giovani sono spariti. Le poche persone che si sono proposte alle nostre ripetute ricerche (per info mic.pierma@libero.it , ndr), anche tramite i Job, sono solo ultra cinquantenni. Noi cerchiamo 2-3 commesse o commessi, meglio se con esperienze nei mercati. Il periodo iniziale va da maggio a settembre, poi c’è la possibilità di un impiego fisso. L’orario di lavoro? Dalle 5.30-6 alle 14-14.30». Lavoro all’aria aperta, in luoghi sempre diversi, a contatto con il pubblico. Insomma, ci sarebbe di peggio nella vita. Eppure nessuno vuole più farlo. «In estate si lavora il martedì, mercoledì, giovedì, venerdì e sabato più alcune domeniche. Con la bella stagione ci muoviamo un po’ di più che in inverno ma noi siamo disposti poi ad assumere per tutto l’anno» rimarca Piermaria.


«Così scompare il settore»


«Quando si inizia a dire che si deve lavorare anche al sabato e alla domenica... i potenziali interessati “schivano”. Forse, in parte, sarà anche colpa del Reddito di Cittadinanza... Sarebbe opportuno che in collaborazione con la Regione si potessero organizzare corsi con alcuni ambulanti per insegnare il nostro mestiere - spiega Piermaria -. Questo lavoro rischia di scomparire: i giovani si stanno allontanando non consapevoli che può essere una fonte di guadagno superiore alla classica fabbrica».
 

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