PESARO - Una camera di consiglio di appena 15 minuti, poi la pronuncia della sentenza per Vito Cangini, 80enne reo confesso dell’omicidio della moglie Natalia Kyrychok, 61 anni ucraina, cuoca di un ristorante a Misano con 12 coltellate.
La storia
Ieri la corte d’assise presieduta da Giuseppe Fanuli ha condannato Cangini a 24 anni di reclusione, escludendo l’aggravante dei motivi abietti, accogliendo la richiesta del pubblico ministero Giovanni Narbone. L’imputato non era in aula ad ascoltare la sentenza, definito «provato» dagli avvocati Fiorenzo e Alberto Alessi. Facciamo un passo indietro. La donna era stata uccisa nella notte tra il 25 e il 26 dicembre nell’abitazione di Fanano di Gradara, con 12 coltellate, una delle quali ha raggiunto cuore e polmone, cosa che le ha provocato la morte. Cangini era accusato di omicidio volontario aggravato dai motivi abietti e dal vincolo coniugale. I familiari della vittima non si sono costituiti parte civile perchè starebbero cercando un accordo in sede civile. «Prendiamo atto della decisione e dopo aver letto le motivazioni della sentenza proporremo appello – hanno detto alla stampa gli avvocati Alessi dopo la lettura del dispositivo – è stato un processo sugli atti. Cangini è un uomo solo e provato.
L’aggravante esclusa
«Abbiamo fatto emergere come non fosse geloso e possessivo, cosa che ha portato a escludere l’aggravante dei motivi futili.
«Abbiate pietà»
E ancora: «E’ un processo di solitudine. Non tutti gli omicidi sono da 24 anni di reclusione. Abbiate pietà di Cangini». La difesa ha chiesto il minimo edittale, ovvero 21 anni, da quando per questo reato non si può procedere con il rito abbreviato. Gli avvocati si sono detti pronti a fare appello, dopo aver letto le motivazioni.