GRADARA - Le minacce a colui che riteneva il presunto rivale fanno scattare la denuncia nei confronti di Vito Cangini, il pensionato 80enne reo confesso dell’omicidio di Natalia Kyrychok, 61 anni. E il figlio della donna si costituirà parte civile al processo. Dopo aver ucciso la moglie a coltellate nella notte tra Natale e Santo Stefano ha chiamato il ristoratore dove la moglie lavorava come cuoca: «Ho ucciso mia moglie e adesso vengo da te per fartela pagare. Se ho fatto questo è solo per colpa tua».
Parole di minaccia che hanno portato alla denuncia nei confronti dell’80enne, tenuto conto che il sospetto sul tradimento non ha trovato nessun riscontro.
Nel carcere di Villa Fastiggi Vito Cangini è sottoposto al regime di quarantena preventiva come previsto dal protocollo anti Covid per chi entra in carcere. Questa situazione, così come le difficoltà di comunicazione con i figli avuti dalla prima moglie che abitano in Germania, sta “imponendo” al suo legale, l’avvocato Simone Romano del Foro di Bologna, una pausa in attesa degli sviluppi dell’inchiesta affidata al sostituto procuratore Giovanni Narbone. Dopo l’esame autoptico, l’accusa di omicidio volontario premeditato aggravato dal grado di parentela della vittima, sembrerebbe cristallizzarsi.
Oltre alla coltellata mortale che ha spaccato in due il cuore di Natalia, i fendenti sul corpo raccontano di una donna che ha cercato disperatamente di sottrarsi alla furia omicida del marito che dopo averla uccisa, l’ha lasciata ai piedi del letto e, messosi a dormire, si è alzato come se nulla fosse accaduto. È uscito per due volte a passeggio con il loro cane, ha fatto il tipico pranzo delle festività a base di tortellini in brodo innaffiando il tutto con molto vino e solo nel pomeriggio ha chiamato il ristoratore che aspettava Natalia per il turno serale.