Mario Baldassarri (presidente Istao): «Quest’opera dev’essere realizzata o saremo la via del sottosviluppo»

Mario Baldassarri (presidente Istao): «Quest’opera dev’essere realizzata o saremo la via del sottosviluppo»
Mario Baldassarri (presidente Istao): «Quest’opera dev’essere realizzata o saremo la via del sottosviluppo»
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Domenica 1 Ottobre 2023, 04:15 - Ultimo aggiornamento: 13:58

Mario Baldassarri, ex vice ministro dell’Economia e delle Finanze ed attuale presidente dell’Istao: bene che si sia iniziato a parlare dell’Alta velocità lungo la linea Adriatica, ma siamo ancora prima dell’anno zero. Vedremo mai quest’opera, secondo lei?
«Fino all’anno scorso, si parlava dei bypass ed ogni città chiedeva il suo. Mi permisi di dire subito che a me sembrava assurda l’idea di una ferrovia a ondine. E dissi anche che quello che manca non solo alle Marche, ma anche all’Italia e all’Europa, è l’Alta velocità Bologna-Bari».

 
Piccoli passi, ma nella direzione giusta, insomma?
«Con l’allora ministro Giovannini avevo sollevato l’argomento dell’Alta velocità in tre diverse occasioni, anche in virtù dell’amicizia che c’è tra noi. Gli avevo proposto di inserire l’opera nel Pnrr».
Ma completarla entro il 2026 sarebbe stato impossibile.
«È stata l’obiezione di Giovannini, ma io risposi: dimmi uno dei tanti progetti inseriti nel Pnrr che sarà possibile completare entro il 2026. E mi sembra di aver avuto ragione. Si sarebbe potuta inserire intanto una tranche, come la Bologna-Rimini per esempio, commissionando contemporaneamente a Rfi il progetto completo. Quindi bene che ora si sia dato incarico alle Ferrovie di produrre uno studio sulle alternative progettuali dell’Alta velocità. Ma iniziare a pensarci oggi significa vederla tra decenni».
È proprio questo il punto: la strada per l’inferno (infrastrutturale) è lastricata di buone intenzioni: come si fa ad avere la certezza che vengano calate a terra in tempi decorosi?
«È necessario che l’indirizzo politico sia fermo e preciso. Intanto, mi fa piacere che il dibattito si sia spostato su una cosa seria, cioè l’Alta velocità sulla Bologna-Bari, anziché perseguire le ondine».
Considerando che sulla Orte-Falconara si fatica a raddoppiare persino 9 km di binario già appaltati, è sufficiente un indirizzo politico favorevole secondo lei?
«A differenza della Orte-Falconara, l’Alta velocità in arretramento lungo l’Adriatica non intaccherebbe molto le città. E sulla fascia Tirrenica in 10 anni è stata fatta».
Il fatto di non aver potuto contare fin qui sull’Alta velocità - e nella migliore delle ipotesi la vedremo tra un paio di decenni - quanto ci ha sfavorito come regione a livello economico?
«Se iniziassimo a progettarla domani, ci vorrebbero 15 anni. Se iniziamo tra 15 anni, la vedremo tra 30. E nel frattempo, l’Adriatica diventa la via al sottosviluppo. È sempre complicato calcolare l’impatto di una mancata opera: ma possiamo dire che l’impatto dell’Alta velocità Milano, Bologna, Firenze, Napoli e Salerno è stato dirompente».
E noi restiamo indietro. Ma lei è ottimista? Riusciremo ad ottenerla l’Alta velocità?
«Sono ottimista perché finalmente se ne parla a livello istituzionale. Dopodiché dipende tutto dalla fermezza della volontà politica. Ma sia chiaro: non è un problema di soldi».
Come opera sarebbe molto costosa, però.
«Nel Rapporto Marche l’ho messa come prima proposta delle 5 opere per portare la regione nel XXI secolo. Perché le Marche non sono ancora nel XXI secolo e per entrarci serve l’Alta velocità: è un investimento imprescindibile. E ci sarebbe anche un vantaggio collaterale».
Ovvero?
«Liberando l’attuale ferrovia Adriatica, ci troveremmo già fatta la metropolitana di superficie».
 

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