Infrastrutture, prove di Alta Velocità sulla linea Adriatica: il ministero ha chiesto a Rfi uno studio di fattibilità

Infrastrutture, prove di Alta Velocità: il ministero ha chiesto a Rfi uno studio di fattibilità
Infrastrutture, prove di Alta Velocità: il ministero ha chiesto a Rfi uno studio di fattibilità
di Lorenzo Sconocchini
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Lunedì 10 Luglio 2023, 04:35 - Ultimo aggiornamento: 12:26

ANCONA - Non più solo una bella idea di Confindustria Ancona, confinata nello studio presentato il 9 maggio scorso per mostrare le potenzialità come leva di sviluppo economico dell’Alta Velocità sulla dorsale Adriatica. Entro l’anno il sogno di avere una ferrovia da Bari a Bologna arretrata rispetto alla costa, dove i treni possono sfrecciare fino a 300 km orari, potrebbe trasformarsi in uno studio di fattibilità, primo passo verso l’avvio di una vera e propria progettazione. È quanto ha chiesto il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti a Rete ferroviaria italiana, per iniziare a valutare un’alternativa all’attuale tracciato, che taglia in due i centri abitati dei comuni adriatici e pone da decenni problemi di convivenza, per la viabilità stradale, l’inquinamento acustico, l’impatto sulla qualità della vita dei residenti e sul turismo.


La promessa


Lo aveva promesso il viceministro alle Infrastrutture Galeazzo Bignami, che avendo sposato una senigalliese conosce bene i problemi dell’attuale linea Adriatica, intervenendo due mesi fa al convegno organizzato alla Loggia dei Mercanti di Ancona da Confindustria sull’Alta Velocità. «Mi prendo un impegno: sviluppare entro l’anno i documenti di fattibilità sulle alternative progettuali, funzionali alla produzione del piano di fattibilità tecnico economica. Significa iniziare a considerare in maniera concreta quale, tra le alternative progettuali, si prospetta come la più opportuna».

L’alternativa - rispetto al progetto di arretramento che ha costi stimati di 44 miliardi ma secondo lo studio di Confindustria potrebbe generare 95 miliardi di Pil e 144mila posti di lavoro - sarebbe puntare sul potenziamento dell’attuale tracciato da Bologna a Lecce, un progetto già sulla carta, che ha costi molto più contenuti (5 miliardi) ma meno prospettive di modernità, consentendo di raggiungere velocità intorno ai 200 km orari, con l’incognita per altro di una strettoia che da vent’anni non si riesce a eliminare, i 32 km di binario unico sulla tratta Termoli-Lesina, a cavallo tra Molise e Puglia.


Abbreviare i tempi


Intanto l’AV, chimera di infrastrutture futuribili per la nostra Regione, muove i primi passi, nella speranza di poter accorciare i tempi di percorrenza Nord-Sud anche sul versante orientale del Paese, che da decenni sconta un forte gap infrastrutturale rispetto al versante tirrenico.
Il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha chiesto di recente a Rete ferroviaria italiana di elaborare uno studio di fattibilità per una tratta ferroviaria Bologna-Ancona-Pescara-Foggia-Bari spostata verso l’interno rispetto all’attuale, che scorre sulla litoranea. L’obiettivo del viceministro Bignami è avere pronto lo studio di fattibilità tra fine 2023 e inizio 2024, per iniziare a comparare, anche confrontandosi con le Regioni interessate, costi e benefici dell’Alta Velocità rispetto al progetto attuale, che prevede la velocizzazione della linea ferroviaria esistente e vede già finanziati alcuni tratti marchigiani, come i bypass di Pesaro e Fano, con 1,8 miliardi previsti dalla legge di bilancio 2022. Il viceministro Bignami durante il convegno di Confindustria ad Ancona, non aveva nascosto le sue preferenze per una soluzione più radicale, con l’arretramento e l’alta velocità. «Quello che oggi serve sull’Adriatica è un investimento che consenta di partire, chiudendo almeno i primi 183 km tra Bologna e Ancona, utilizzando anche le risorse già appostate. Poi, da Ancona, si scende per lotti funzionali fino alla Puglia».


L’altolà di Ricci


Il sindaco di Pesaro Matteo Ricci già allora aveva dato l’altolà: le risorse stanziate per l’arretramento da Pesaro a Fano non si toccano. «Piuttosto - aveva detto all’indomani del convegno sull’Alta Velocità - è necessario che il Governo si impegni a trovare le altre risorse per arrivare da Fano a Falconara e lo faccia nella prossima legge di bilancio visto che in quella del 2023 non ci sono risorse». Lo studio degli imprenditori anconetani sul volano dell’AV per l’economia (non solo marchigiana) è stato realizzato dal Centro Studi Confindustria, in collaborazione con Open Economics e l’Università Politecnica delle Marche. «L’intervento - si legge nell’analisi - si propone di essere da traino nel rilancio dell’intera dorsale adriatica, sia dal punto di vista infrastrutturale che economico. Infatti, se da un lato una maggior efficienza nel percorso della linea ferroviaria e l’installazione dell’alta velocità possono apportare benefici in termini di ridotti tempi di percorrenza, dall’altro si creerebbero nuovi spazi sul tratto delle aree turistico-balneari».


Si prevedono 44 miliardi di spesa complessiva, 95 mld di Pil nazionale generato, la creazione di 144mila posti di lavoro stabili a tempo pieno. Nelle regioni coinvolte, il solo cantiere del progetto contribuirebbe ad una crescita del Pil pari in media allo 0,6% su base annua, mentre a livello nazionale il contributo alla crescita si attesta intorno allo 0,4%. 

La fase di progettazione della nuova Adriatica - 610 km distribuiti tra Emilia Romagna, Marche, Abruzzo, Molise e Puglia - dovrebbe durare tre anni, quella di esecuzione dell’opera altri dieci. Solo per le Marche, sul cui territorio passa un quarto della linea Adriatica, si prevede un investimento di 11,1 miliardi, entrate fiscali per 2,9 miliardi, con un impatto di 3,3 miliardi sul Pil e la creazione di 4mila posti di lavoro stabili. «L’investimento attiva tutte le filiere produttive che compongono il tessuto economico italiano - spiega lo studio di Confindustria Ancona sull’Alta Velocità -. In particolare, il settore manifatturiero è direttamente impattato durante la fase di realizzazione del progetto, così come il settore della strumentazione elettronica e delle costruzioni. I settori dei servizi godono di un impatto diretto nella fase di progettazione dell’opera, e risentono positivamente degli effetti indotti della spesa».


Il turismo


C’è poi l’impulso sul turismo, «con la maggiore attrattività legata all’incremento di qualità e volume del traffico passeggeri e il recupero delle aree a ridosso della costa impegnate dalla vecchia linea». L’Alta Velocità avrebbe impatto sull’espansione industriale, «con l’ampliamento e miglioramento qualitativo dei servizi di logistica a favore dei distretti». Senz’altro di primo piano, gli effetti sulla qualità della vita, con «la riduzione dell’inquinamento acustico nei centri urbani e nelle località turistiche» e «l’ampliamento e miglioramento qualitativo dei servizi di trasporto passeggeri per cittadini, pendolari e dei turisti». Vantaggi che saranno tanto più apprezzati, visto che nel destino dell’Adriatica c’è un futuro prossimo di trafficata via per le merci, con il transito fino a 176 treni giornalieri.
 

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