In tribunale il killer di Concetta, il legale: «Sta collaborando. Il braccialetto elettronico? Aveva segnalato il malfunzionamento»

L'omicidio di Concetta, il braccialetto elettronico dell'ex marito ha suonato quando era troppo tardi
L'omicidio di Concetta, il braccialetto elettronico dell'ex marito ha suonato quando era troppo tardi
di Federica Serfilippi
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Lunedì 16 Ottobre 2023, 03:35 - Ultimo aggiornamento: 17 Ottobre, 08:45

CERRETO D’ESI - È terminata in tribunale di Ancona l'udienza di convalida del fermo di Franco Panariello, l'operaio di 55 anni che ha ucciso l'ex moglie Concetta Marruocco con 15 coltellate a Cerreto d'Esi. Il giudice si è riservato di decidere. L'uomo è arrivato scortato dalla Polizia penitenziaria: è difeso dall'avvocato Ruggero Benvenuto. «Franco Panariello sta collaborando in pieno per ricostruire nella maniera più dettagliata quanto avvenuto  venerdì notte», ha sottolineato il legale in attesa dell'udienza di convalida. «Ha spiegato come ha raggiunto la casa di Concetta Marruocco e cosa è accaduto subito dopo. Il mio assistito è ancora evidentemente sotto choc ma vuole fare chiarezza».

L'avvocato Benvenuto ha anche riferito che il «braccialetto elettronico funzionava in maniera anomala e Franco Panariello aveva già comunicato questo problema, probabilmente legato a una ricezione non perfetta». Il braccialetto elettronico è al centro dell'inchiesta, perché l'alert si sarebbe attivato troppo tardi, quando ormai Panariello era già nella camera da letto della moglie Concetta Marruocco, pronto a ucciderla con più di quindici coltellate.

In tribunale questa mattina era presente anche uno dei tre figli della coppia, ma all'ingresso del padre è rimasto distante e non ha avuto nessun contatto con lui. «La figlia minore invece è stata collocata presso una struttura di accoglienza». 

Il particolare del braccialetto

Il braccialetto che l’operaio aveva l’obbligo di indossare, quindi, non sarebbe servito a tutelare la donna che lo aveva denunciato sette mesi fa per maltrattamenti in famiglia.

Sono i dettagli che emergono dall’indagine aperta dalla procura dopo l’omicidio compiuto venerdì notte dall’operaio di 55 anni a Cerreto d’Esi, in via don Pietro Ciccolini, dove vivevano la moglie e la figlia 16enne. 


Il telecomando


Entrambe avevano a disposizione un telecomandino dotato di gps e collegato al braccialetto elettronico che il gip aveva imposto a Panariello, insieme al divieto di avvicinamento alle vittime e all’obbligo di allontanarsi dalla casa familiare, tanto da obbligare l’uomo a trasferirsi a Fabriano. Ma qual è il meccanismo dei dispositivi? Il telecomando delle vittime si sarebbe dovuto azionare con un allarme nel caso il 55enne si fosse avvicinato a loro a una distanza inferiore ai 200 metri. Ebbene, stando a quanto finora emerso, quella tragica notte si sarebbe attivato un solo dispositivo. E quando ormai - ma serviranno ulteriori accertamenti per confermare l’ipotesi - l’operaio era in casa, dopo essere entrato con un vecchio mazzo di chiavi. La serratura non era stata cambiata. Un dettaglio non da poco che avrebbe rappresentato per il 55enne un ostacolo in meno da superare. Sempre che, in questa vicenda, ostacoli per lui ce ne siano stati.

 
Gli accertamenti


I carabinieri del Nucleo investigativo di Ancona e i colleghi della Compagnia di Fabriano stanno facendo accertamenti sul funzionamento dei dispositivi. Non è stato ancora chiarito se l’alert sia stato inviato anche alle forze dell’ordine, per consentire loro di intervenire nel minor tempo possibile in soccorso delle vittime. I dispositivi elettronici sono stati sequestrati dagli investigatori. Da valutare ci sono anzitutto i tempi e anche la precisione del gps integrato al braccialetto del 55enne. Elementi che potranno dire se l’infermiera di 53 anni avrebbe potuto in qualche modo avere più tempo per reagire e difendersi dal suo assassino. 


Davanti al gip


Questa mattina, intanto, Panariello affronterà l’udienza di convalida del fermo davanti al gip. Da sabato mattina è rinchiuso nel carcere di Montacuto con l’accusa di omicidio volontario aggravato, anche dalla premeditazione, considerando che è partito da casa con il coltello con cui poi ha ucciso la donna da cui si stava separando. Nel primo interrogatorio con il pm aveva spiegato un possibile movente: «Ho ricevuto accuse infamanti, non vere». Il riferimento è al processo per maltrattamenti scaturito dalla denuncia della moglie. La prima udienza a si era tenuta il 14 settembre e in quell’occasione l’infermiera aveva anche parlato di abusi sessuali oltre che di continue percosse subite. 

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