Il malore, poi la furia killer: Franco Panariello accoltella a morte l'ex moglie. «Non sopportavo quelle accuse»

Il malore, poi la furia killer: Franco Panariello accoltella a morte l'ex moglie. «Non sopportavo quelle accuse»
Il malore, poi la furia killer: Franco Panariello accoltella a morte l'ex moglie. «Non sopportavo quelle accuse»
di Federica Serfilippi
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Domenica 15 Ottobre 2023, 03:00 - Ultimo aggiornamento: 16 Ottobre, 15:33

CERRETO D'ESI - Voleva un chiarimento con l’ex moglie dopo l’ultimo faccia a faccia a faccia avuto in tribunale un mese fa. Perché «quelle accuse sono infamanti, ingiuste» dirà poi in caserma, davanti al pm Paolo Gubinelli, rivelando, di fatto, il movente del femminicidio compiuto in via don Pietro Ciccolini, alle porte di Cerreto d’Esi. La violenza è esplosa nel cuore della notte di venerdì, quando il 55enne Franco Panariello è entrato in casa, ha raggiunto la camera della donna da cui si stava separando e l’ha aggredita con più di 15 coltellate. Poi, le parole alla figlia 16enne, a cui avrebbe impedito di vedere il massacro compiuto in casa: «Ho fatto un casino, chiama carabinieri e 118». 


L’arresto


L’operaio metalmeccanico è sceso di sotto, in strada, ha gettato il coltello in un campo e aspettato l’arrivo dei militari.

Si è consegnato senza opporre resistenza: è stato portato prima in caserma, poi nel carcere di Montacuto. L’accusa: omicidio volontario pluriaggravato anche dalla premeditazione per aver ucciso l’ex moglie, Concetta Marruocco, infermiera di 53 anni che lavorava agli ambulatori ospedalieri di Matelica. Lei lo aveva denunciato lo scorso marzo, puntando il dito contro anni di violenze domestiche. Una denuncia che aveva portato il gip ad emettere nei confronti dell’uomo la misura del divieto di avvicinamento alla donna e alla figlia minore, anche lei vittima di soprusi. Il provvedimento aveva imposto all’uomo di allontanarsi dalla casa familiare. E così, si era trasferito a Cancelli, frazione di Fabriano. 


La misura 


Ma c’è di più: all’operaio era stato imposto il braccialetto elettronico, un dispositivo che dovrebbe suonare in caso di avvicinamento alle vittime. Non è chiaro se ieri notte sia suonato l’allarme o se in qualche modo il 55enne sia riuscito a manometterlo fino ad arrivare in quella casa da cui era stato allontanato sette mesi fa. L’ultimo faccia a faccia tra la coppia - originaria di Torre del Greco ma da tempo a Cerreto - c’era stato il 14 settembre. I due, che oltre alla minore sono genitori di due ragazzi poco più di ventenni non presenti in casa al momento del delitto, si erano visti in tribunale, ad Ancona, nel processo dove lui è accusato di maltrattamenti e lesioni personali. 


Il piano


La sequenza dell’orrore è partita attorno a mezzanotte. L’operaio, reduce da un problema al cuore, si è sentito poco bene ed ha deciso di raggiungere il pronto soccorso di Fabriano. Gli sono stati fatti i dovuti controlli e poi è tornato nel suo appartamento, a Cancelli. Qui, nella sua mente, deve essere maturato il piano omicida, volontario e premeditato per la procura. Ha preso un coltello da cucina e ha cercato le chiavi della casa di Cerreto. Le ha trovate in un borsone. Si è messo poi alla guida della sua auto, direzione: via don Pietro Ciccolini 15. Diciotto chilometri. Attorno alle 4 l’arrivo a Cerreto. Ha aperto la porta dell’abitazione ed è piombato nella camera della donna. Ci sarebbe stata una discussione. Tanto è bastato a far esplodere la violenza. Una coltellata, due, tre. I fendenti hanno colpito più parti nel corpo, non il viso.

Il trambusto ha svegliato la figlia 16enne della coppia. «Ho fatto un casino, devi chiamare aiuto» avrebbe detto il 55enne alla ragazzina, impedendole di vedere il luogo del massacro. Si è diretto di sotto, ha gettato l’arma nei campi che accerchiano il piccolo condominio teatro del delitto. Una volta arrivati i militari, non ha opposto resistenza.

Ha indicato dove aveva gettato il coltello e in caserma, alla presenza dell’avvocato difensore Ruggero Benvenuto, ha confessato di aver ucciso la donna, rivelando agli inquirenti di non sopportare le accuse che l’hanno portato a processo. «Sono ingiuste, volevo solo chiarire» ha detto tra le lacrime al pm l’operaio, che dalla denuncia si era rivolto al Dipartimento di Salute Mentale di Fabriano per avere un supporto specialistico. Nel corso dell’ultima udienza, le accuse erano diventate ancora più pesanti, considerando che la vittima aveva parlato anche di abusi sessuali subiti a partire dal 2022, soprattutto quando l’uomo esagerava con l’alcol. «Per vent’anni mi ha maltrattata, insultata, picchiata» aveva detto lei in aula. Solo un mese fa. Ieri, il tragico epilogo di una storia che il centro anti violenza a cui la donna si era rivolta ha definito «un femminicidio annunciato». 

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