Titti massacrata da 43 coltellate: «L’ex marito subito a processo»

Titti massacrata da 43 coltellate: «L’ex marito subito a processo»
Titti massacrata da 43 coltellate: «L’ex marito subito a processo»
di Federica Serfilippi
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Mercoledì 20 Marzo 2024, 02:10 - Ultimo aggiornamento: 13:25

CERRETO D’ESI Indagini chiuse, la procura chiede il giudizio immediato per Franco Panariello, il 55enne recluso a Montacuto con l’accusa di aver massacrato a coltellate la moglie, Concetta - Titti - Marruocco, da cui si stava separando. A cinque mesi dal delitto di Cerreto d’Esi, era la notte del 14 ottobre, il gip Sonia Piermartini, su istanza del pm Paolo Gubinelli, ha fissato la prima udienza del processo: si terrà il 21 giugno in Corte d’Assise. Il reato: omicidio volontario aggravato dal legame con la vittima e la sua minorata difesa, considerando che Panariello era entrato in casa in piena notte, mentre la 53enne stava dormendo. Il possesso del coltello prevede un reato a parte. 


L’istanza

Si tratta di accuse potenzialmente da ergastolo, per cui l’imputato (è reo confesso) non può accedere al rito abbreviato, che consente uno sconto di pena. Il difensore dell’operaio, l’avvocato Ruggero Benvenuto, ha però presentato un’istanza al gip che potrebbe cambiare le carte in tavola. E cioè: da una parte ha chiesto comunque l’accesso al rito alternativo, dall’altra ha chiamato in causa la Corte Costituzionale sui principi di uguaglianza sanciti dalla Costituzione e dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Il possibile aspetto incostituzionale, stando alla difesa, starebbe nella diversificazione della natura del vincolo affettivo: se Panariello avesse già divorziato dalla Marruocco la fattispecie dell’omicidio non sarebbe da ergastolo e quindi avrebbe potuto accedere al rito abbreviato.

Si tratterebbe, in caso, della «prima valutazione in Italia sulla questione della uguaglianza sugli omicidi del coniuge senza la diversificazione della figura della vittima» dice il difensore, che confida nel tribunale affinché «accerti la fondatezza della questione di costituzionalità sollevata». Per quanto riguarda i fatti, l’omicidio è esploso di notte, in via don Pietro Ciccolini 15, la casa familiare da cui Panariello era stato costretto ad allontanarsi dopo la misura cautelare imposta dal gip: divieto di avvicinarsi all’ex moglie e alla figlia minorenne, con tanto di braccialetto elettronico, che la notte dell’omicidio avrebbe mal funzionato. Il provvedimento cautelare era stato preso dopo la denuncia per maltrattamenti sporta dall’infermiera 53enne, che lavorava a Matelica. «Sono entrato in casa - aveva detto al gip Panariello - con un vecchio mazzo di chiavi trovato qualche giorno prima in un borsone. Volevo chiarire quelle accuse infamanti che mi erano state rivolte». Quelle che Titti aveva elencato un mese prima nell’udienza del processo per maltrattamenti. «Ho acceso la luce, lei si è messa a urlare, mi si è annebbiata la testa». Poi, 43 coltellate. E lo sguardo alla figlia: «Chiama i carabinieri, ho fatto un casino». 

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