Rosina uccisa, sollevati dubbi sull’orario della morte. La Corte dice no alla perizia sul nipote Enea

Rosina Carsetti
Rosina Carsetti
di Benedetta Lombo
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Venerdì 11 Novembre 2022, 01:40 - Ultimo aggiornamento: 15:50

MONTECASSIANO - Omicidio di Rosina Carsetti, in aula sentiti i consulenti di parte, sollevati dubbi sull’orario della morte della 78enne e sulle cause delle costole fratturate.

La difesa di Enea Simonetti chiede una perizia psichiatrica sul ragazzo e sulla madre Arianna: «Il legame madre-figlio va oltre quello fisiologico, la personalità di Enea va indagata». Il pm si oppone: «Dagli atti emerge che lui poteva essere problematico, ma era in questo mondo, sapeva di esserci, capiva quello che faceva e le conseguenze di quello che faceva», la Corte respinge la richiesta: «Gli eventuali stati emotivi e passionali non escludono né diminuiscono l’imputabilità».
Per le difese di Enrico Orazi, 80 anni (marito della vittima), Arianna Orazi, 50 anni (figlia), ed Enea Simonetti, 22 anni (nipote) ieri è stata la giornata dei propri consulenti: in sei ore ininterrotte sono stati sentiti Anna D’Ambrosio, genetista forense, il medico legale Francesca Tombesi e il consulente informatico Henry Coppari indicati dall’avvocato Valentina Romagnoli per la difesa di Enea e il medico legale Luca Pistolesi nominato dall’avvocato Barbara Vecchioli per Enrico. D’Ambrosio si è concentrata sull’analisi delle tracce biologiche fatte dai Ris sui reperti raccolti il 24 dicembre 2020 e sui guanti che Arianna aveva rubato nella caserma dei carabinieri. Sull’assenza del Dna dell’aggressore sulla vittima la consulente ha dichiarato che «è molto difficile, senza usare presidi e a una vicinanza minima, non lasciare nessun tipo di traccia biologica, saliva, sudore o un capello. Potrebbe aver usato qualcosa. Una coperta? Sarebbe stato un grosso filtro. L’assenza di tracce dell’aggressore sotto le unghie fa pensare che non è riuscita ad arrivare a portare via materiale biologico». Alla domanda del Pm Vincenzo Carusi se sia possibile rilevare Dna su un’impronta D’Ambrosio ha risposto che «C’è chi potrebbe lasciare una traccia non leggibile, ci sono i cosiddetti buoni donatori e i cattivi donatori». Il medico legale Tombesi ha condiviso con il consulente della procura Roberto Scendoni le cause della morte (di tipo asfittico con modalità di strozzamento) divergendo invece da altre conclusioni, a iniziare dall’orario della morte di Rosina, per Scendoni tra le 16.35 e le 18.35 per Tombesi più verso le 18.35 considerando due fenomeni cadaverici: la rigidità e le ipostasi. «La morte asfittica rende più precoce la comparsa dei fenomeni cadaverici – ha spiegato –. Il medico del 118 alle 20.24 ha registrato assenza di rigidità e di ipostasi, alle 23.05 Scendoni rileva una rigidità tenace alla mandibola». Sulle fratture costali (13) Tombesi non ha escluso che possano essere state provocate da un massaggio cardiaco su una donna che aveva un’osteoporosi importante. Per il medico legale Pistolesi le lesioni trovate sul cadavere sono compatibili con una caduta a terra del corpo e con il successivo massaggio cardiaco. Sentito su questi punti Scendoni ha confermato gli esiti della propria consulenza. Dopo le testimonianze e il rigetto della perizia psichiatrica su Enea ed Arianna l’udienza è stata rinviata all’1 dicembre.

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