La Lepre e la Luna in quindici etichette: la cantina di Gianluca Zitti

La Lepre e la Luna in quindici etichette: la cantina di Gianluca Zitti
La Lepre e la Luna in quindici etichette: la cantina di Gianluca Zitti
di Raffaello De Crescenzo
3 Minuti di Lettura
Sabato 17 Febbraio 2024, 06:15 - Ultimo aggiornamento: 10:46

Il vino dovrebbe essere il frutto di una vinificazione, che ha subito il minor numero di interventi esterni: è questo, in sintesi, il pensiero di Gianluca Zitti, ingegnere elettronico che dal 2015 ha riversato nel mondo del vino il suo credo e la sua passione. Una passione che lo ha accompagnato da sempre e che anche grazie alla moglie Roberta Palmieri, è diventata una bella realtà. Siamo a Montecassiano, in provincia di Macerata, e quella de “La Lepre e la Luna” è una storia che incuriosisce, già a partire dalle dimensioni: tre appezzamenti per un totale di un ettaro e mezzo e ben 15 etichette (12 prodotte più 3 in uscita). Certamente un record, nel suo piccolo...

La visita

«Per deformazione, mi sono messo lì e ho iniziato a studiare il terreno, i portinnesti, i vitigni, ecc...», ci racconta Gianluca, mentre ci accompagna nella sua piccola e affascinante cantina dove le anfore la fanno da padrona. L’idea di usare le anfore nasce proprio dal desiderio di fare un vino «vivo, che ha respirato, che non è stato addomesticato, livellato con interventi esterni o cessioni che modifichino il gusto e l'unicità del frutto. Poi io bevo un po’ di tutto, sia chiaro, ma questo era il vino che volevo fare». Non c'è aggiunta di aromi, di tannini, di stabilizzanti, uso di pratiche invasive, solo un controllo quotidiano, maniacale (tutte le analisi sono effettuate direttamente in cantina), fatto di attenzioni continue e di inesauribile voglia di sperimentare e migliorarsi. Un vino che lavora con lieviti autoctoni, con un procedimento molto personalizzato, non industriale, difficilmente replicabile e standardizzabile: qualcosa di unico. «Sia in campo che in cantina non puoi sbagliare niente: questo è il difficile del fare vino naturale».

L’equiseto

In campo si ricorre all’equiseto come potenziatore delle difese immunitarie della pianta, all’assenzio ed al legno quassio come repellenti per gli insetti, all’ortica come concime e “insetticida”.

Per il suolo c'è il cornoletame: una bomba di microrganismi che migliora negli anni la qualità del terreno. In tutto ciò, l’anfora assurge a materiale d’elezione per il vino, consentendogli di respirare, ma evitando il freddo dell'acciaio o le cessioni del legno. La passione che Gianluca trasmette quando ti invita ad assaggiare il suo vino, è qualcosa di coinvolgente: «Dobbiamo ascoltare il vino - esordisce - cercando di farlo esprimere al meglio, ma senza imporre il proprio volere. In tutto ciò il nostro compito è quello di essere accompagnatori del vino, cercando di portare l'uva alla sua migliore espressione». Ovviamente, con questa filosofia produttiva, l’annualità incide moltissimo, rendendo ogni annata diversa. Malvasia, Trebbiano, Montepulciano, Grenache, Merlot e Cabernet Franc sono i principali vitigni coltivati, anche se il desiderio è quello di aggiungere ancora un po’ di terreno e un po’ di vitigni al progetto.

La nuova bottiglia

Ora sono in preparazione tre nuovi vini imbottigliati in una nuova bottiglia, lievemente asimmetrica ed ottenuta da vetro 100% riciclato. Sono tutte queste piccole attenzioni che ci lasciano col desiderio di tornare, di riassaporare le creazioni di Gianluca. I suoi vini, fatti a mano.

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