L’etichetta della riscossa, della piena dignità per il Bianchello di stare a tavola alla pari con gli altri grandi vini bianchi. Marchigiani e nazionali. La cantina è Fiorini (Barchi), il Bianchello è il mitico Campioli, il simbolo stesso dell’azienda pesarese. Un nome, una garanzia. Trent’anni fa la prima uscita, giusto celebrare l’etichetta e la cantina: nel frattempo questo bianco, tipico del Pesarese, ha fatto strada.
La storia
Agli inizi degli anni Novanta, il Bianchello stava su piazza, soprattutto locale, ma subiva il ruolo di “cuscinetto” tra il Verdicchio (a sud) e i bianchi di Romagna. Semplice struttura, facile beva. Ma a Barchi si imbottigliava la svolta. La famiglia Fiorini (Valentino e Silvana) punta sulle uve di Biancame, potenzia le vigne in una parte dei terreni, la Tenuta Campioli, ristruttura la cantina: l’obiettivo è dare un profilo più alto (e mercato) al Bianchello. Con un’operazione di marketing che in quel periodo non ha eguali almeno nelle Marche. Obiettivo raggiunto, e nel 1992 esce per la prima volta il Bianchello del Metauro Doc Superiore Campioli. Nelle carte dei vini dei ristoranti delle province di Pesaro e Ancona è subito un successo. Ma dietro c’è tutto il lavoro “ai fianchi” di Silvana Fiorini: la filiera distribuzione-vendita e l’effetto-emozione della novità: far apprezzare il Bianchello e spingere il passa parola. Un investimento importante che si è portato dietro nel corso degli anni anche altre cantine, sempre del Pesarese. I produttori hanno migliorato i loro vini consegnandoli all’eccellenza e trovando anche forme di unione che hanno rafforzato l’immagine del Bianchello a livello nazionale ma anche internazionale.
Radici antiche
L’anniversario
In occasione dell’anniversario 2022, Tenuta Campioli riporterà in etichetta un bollino oro che cita le “30 vendemmie”, per rendere omaggio, appunto, a un vino che fa parte del patrimonio enologico italiano, la formula vincente delle Marche vitivinicole e soprattutto il traguardo di successo dell’azienda Fiorini. «Campioli - racconta Carla Fiorini - nasce da un progetto ambizioso di mio padre, che è diventata una grande sfida di questi anni: far conoscere e apprezzare una Doc, il Bianchello del Metauro, rimasta per tanto tempo nell’ombra. Sono stati anni di cambiamenti significativi che abbiamo vissuto con serenità grazie anche a tutti i consigli preziosi del nostro consulente di allora, l’enologo Roberto Potentini, persona dall’umanità straordinaria oltre che stimato professionista». Il Campioli di Fiorini rappresenta una sorta di spartiacque nella storia di questa Doc. Carla Fiorini continua: «Fu fondamentale la connessione tra la nostra azienda e l’esterno, che creò mia madre Silvana (milanese doc) grazie alla sua spiccata propensione alle relazioni». Oggi Campioli, con 70mila bottiglie prodotte all’anno, è fra le etichette di Fiorini ambasciatrici del Bianchello ma anche il più significativo. Etichetta cambiata nel corso degli anni ma mai stravolta. Al centro la dedica che Carla fece introdurre subito dopo la scomparsa del padre (2015): “Valentino Fiorini è stato il “padre” del Campioli di oggi, immaginando e realizzando la prima vendemmia nel 1991”. Al prossimo traguardo.
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