Da Varna a Bergamo per giungere a Senigallia: è questo il viaggio che il lombardo Manuel Giobbi e la bulgara Ilka Ilieva hanno compiuto per ritrovarsi, insieme, protagonisti di un’avventura che prende il nome di Cantina Frantoio Mazzola. Una storia che parte da lontano: dalle estati trascorse da Manuel assieme ai genitori nella nostra regione, tanto affascinante quanto profondamente connessa alla tradizione contadina. Un’oasi felice in cui si decise di investire, acquistando un casolare abbandonato, poi ristrutturato dal babbo Andrea, costruttore, assieme ad otto ettari di terreno, tra Scapezzano e Senigallia alta, in provincia di Ancona.
Il Marchesato
Ci troviamo nella terra del Marchesato Bandita Sanguineto, noto già da tempo per avere una storia di vino di qualità alle spalle. Una storia che i genitori di Manuel decidono di riprendere, risistemendo vigneto e uliveto. È così che Manuel, tra una vendemmia e una campagna olearia, arriva a conseguire la laurea in Economia e a lavorare come operatore di borsa. Tuttavia, dopo 10 anni nel mondo della finanza, decide di uscirne e investire tutto in agricoltura, confortato dai risultati ottenuti dai primi concorsi e dai riscontri di altri professionisti del settore, supportato dalla compagna, poliglotta ex guida turistica. Il background formativo si rivela estremamente utile per avviare e condurre al successo l’azienda che si caratterizza non solo per la sua storia e per la scelta di vitigni e cultivar olivicole autoctone, ma anche per la riscoperta di vitigni antichi, per una produzione artigianale dove il lavoro è curato in maniera maniacale e per l'altissima qualità dei prodotti ottenuti.
Le basi
Queste le basi da cui è partito per arrivare agli attuali 13 ettari di uliveto e 3 e mezzo di vigneto, da cui si ottengono 4 olii (3 monovarietali ed un blend), 8 vini (5 bianchi e 3 rossi), oltre ad un visciolato, più simile ad un passito che a un vino liquoroso.
La miglior tradizione
«Cerco di prendere – afferma Manuel – le parti migliori della tradizione, aggiornandole. I miei sono vini che urlano il territorio. Richiedono più tempo e più attenzioni, ma danno grandi soddisfazioni». Lacrima, Verdicchio, Sangiovese e Montepulciano i vitigni storici, a cui si affianca, dallo scorso anno, il Maiolica, un antico vitigno autoctono a bacca rossa, poco tannico, elegante, fruttato e di buon corpo. «Un progetto - afferma - in cui credo molto e che darà i suoi risultati solo tra alcuni anni».