Omicidio di Rosina, il padre di Enea in aula: «Mio figlio mi ha detto che quella sera non c’era»

Omicidio di Rosina, il padre di Enea in aula: «Mio figlio mi ha detto che quella sera non c’era»
Omicidio di Rosina, il padre di Enea in aula: «Mio figlio mi ha detto che quella sera non c’era»
di Benedetta Lombo
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Venerdì 30 Settembre 2022, 03:50

MONTECASSIANO Ricostruzioni generiche, ricordi edulcorati frantumati contro l’asprezza delle intercettazioni, tasselli mancanti emersi in aula e su tutti il dolore del padre di Enea Simonetti più volte in lacrime in aula per quel figlio cresciuto lontano da lui e che chiamava “papà” il nonno. Nel processo in Corte d’Assise per l’omicidio di Rosina Carsetti ieri è stata la volta di otto testimoni della difesa. Il padre del 20enne accusato insieme alla mamma e al nonno di aver ucciso la nonna ha parlato di un rapporto difficile con il figlio. 

«Io amavo Arianna. Ci siamo separati tre anni dopo che è nato Enea, i problemi sono iniziati con la sua nascita, man mano che lui si attaccava a me sembrava che a lei desse fastidio. Me l’ha sempre tenuto lontano, per me è un dolore atroce». Poi a novembre del 2017 padre e figlio avevano litigato al telefono e non si erano sentiti più fino allo scorso anno. «Gli dissi “Enea stai attento con tuo nonno e tua madre, ti stanno portando su una strada sbagliata”, lui li ha difesi, abbiamo litigato, da lì ho deciso di non sentirlo più». Poi dopo l’arresto, padre e figlio hanno iniziato a recuperare il loro rapporto: «Un giorno in carcere l’ho guardato fisso negli occhi e gli ho detto “C’entri niente?”. “Papà non c’ero”, mi ha risposto, mi viene la pelle d’oca».

Donna dal carattere forte

Di Rosina Daniele Simonetti ha raccontato che era una donna dal carattere forte, una volta lei lo aveva preso a schiaffi e lui l’aveva denunciata. «Io non c’entravo nulla con quella famiglia – ha continuato -, era una famiglia particolare: casa bella, giardino bellissimo, abbigliamento sempre firmato, ma i valori veri della famiglia non c’erano, l’amore, l’affetto».

Poi le parole dell’altro figlio di Rosina, Enea Orazi. «Mia madre? Era sempre un po’ insoddisfatta. Aveva un carattere molto forte, non era mai molto malleabile, ce l’aveva la tendenza a provocare, a spingere sul dibattito». In aula ha raccontato di aver litigato con la madre nel 2012 quando lui le aveva comunicato che voleva lasciare l’azienda di famiglia per fare un altro lavoro: «È andata in escandescenze, mi è venuta contro dicendo “Dopo tutto quello che abbiamo fatto, sei un ingrato”, sono rimasto allucinato e sono andato via». Si sono riparlati dopo tanto, ma i rapporti erano diventati freddi. L’ultima volta che ha visto la madre era stato a giugno 2020, la sorella e il nipote verso settembre, il padre «a settembre o ottobre, sono andato in negozio perché avevo bisogno di qualcosa».

La veterinaria
 

A testimoniare è stata anche la veterinaria Annamaria Tartufoli, amica d’infanzia di Arianna: «Rosina in passato era sempre carina, socievole, un po’ lamentosetta», ha detto. Il pomeriggio del giorno dell’omicidio, il 24 dicembre 2020, mentre era in fila per fare il tampone, aveva parlato con Arianna al telefono per un’ora. Il 27 gennaio 2021 fu sentita dai carabinieri per poi parlarne con l’avvocato che all’epoca difendeva tutti e tre gli imputati (padre, figlia e nipote) Valentina Romagnoli. «Forse sono ingenua – si è giustificata in aula –, le ho semplicemente detto che mi erano state chieste tante cose su quella giornata e che avevamo visto insieme il mio telefono». Due giorni dopo l’omicidio aveva sentito Arianna, quest’ultima le aveva detto: «Ce lo sai anche tu, non è mai stato un mistero», e lei aveva risposto: «E che non lo so? È sempre stata una stronza da quando eri frica (bambina, ndr), è stata sempre una grandissima egoista di mer..». «Ma come - ha quindi chiesto il pm -, prima ci parlava come se fosse un normalissimo rapporto tra madre e figlia». «Questo era riferito alla sua vita da adolescente», ha risposto la testimone.

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