Mai come in questi in anni si parla, nel mondo del lavoro e non solo, di diversità e inclusione (D&I). Il rischio però è quello che, per inseguire il "politically correct" a tutti costi, a volte si perda di vista la sostanza. È di questo (e non solo) che, partendo dalla propria esperienza, parla il civitanovese Daniele Regolo nel suo libro "La formula dell'unicità Un nuovo percorso verso l'inclusione" (Mondadori, 144 pagine, 18 euro).
La sordità
«L'80% di quello che sono riuscito a fare lo devo alla mia sordità», scrive l'autore, che nel suo saggio si occupa in particolare di inclusione nel mondo del lavoro.
La propria partita
Tutto questo, afferma Regolo, per permettere all'altro di giocare la propria partita (in azienda come nella vita) a parità di condizioni di partenza. Il risultato, poi, dipenderà da lui o da lei e l'azienda che non discrimina farà prima di tutto un favore a se stessa, più che rispettare una diversity spesso di facciata, includendo chi risponde realmente alle proprie esigenze. Ragionare in termini di equità questo il messaggio del libro - può portare a conclusioni scomode, ma l'inclusione è così decisiva che deve essere lavorata con intelligenza e, di volta in volta, cucita su misura sulla base del Dna aziendale.
La visione dell'autore
Attenzione però: il saggio di Regolo non è soltanto un manuale per manager, ma un saggio dal quale viene fuori un punto di vista non convenzionale sulla vita e sulle relazioni. La visione dell'autore affonda le sue radici nel suo vissuto, in cui ha avuto un ruolo decisivo il mare, in particolare con la disciplina della vela. Una vera e propria maestra di vita, come lui stesso sottolinea, che lo ha aiutato ad elaborare in modo costruttivo la propria sordità e dalla quale ha tratto insegnamenti replicabili in ambito aziendale.