Calzature, spinta dal marchio Igp: disco verde in Europa alla battaglia partita da Monte Urano

Calzature, spinta dal marchio Igp: disco verde in Europa alla battaglia partita da Monte Urano
Calzature, spinta dal marchio Igp: disco verde in Europa alla battaglia partita da Monte Urano
di Massimiliano Viti
3 Minuti di Lettura
Sabato 11 Novembre 2023, 01:45 - Ultimo aggiornamento: 11:49

FERMO - Craft Europe ci è riuscito. D’ora in poi anche i prodotti non alimentari potranno fregiarsi del marchio di Indicazione geografica protetta. L’importante sarà dimostrare la storicità della propria produzione. E non c’è dubbio che la calzatura del distretto Fermano-Maceratese ne abbia. Dunque una iniziativa partita da Monte Urano ha ottenuto, a settembre il consenso del parlamento europeo a Bruxelles, e il 18 ottobre si è concluso l’iter burocratico con l’approvazione del consiglio europeo. Ora si attende solo la pubblicazione della legge.

 
Il commento


«È stata una procedura lunga, complessa che all’inizio sembrava tanto lontana da raggiungere.

Quasi impossibile» è il commento della sindaca del centro calzaturiero Moira Canigola. Germano Craia, imprenditore impegnato politicamente con Azione, e promotore del progetto, rimarca come la legge sarà valida per tutta l’Europa e per tutte le produzioni storiche, citando il cappello fermano-maceratese e le fisarmoniche di Castelfidardo.


L’idea
«Sarebbe bello che una iniziativa partita da Monte Urano e dal Fermano riuscisse ad esprimere anche il primo soggetto certificato Igp» afferma lo stesso Craia, insieme a Federico Lazzari, titolare di un’agenzia di lobbying che ha supportato il progetto da Bruxelles. In teoria anche una singola azienda potrebbe avere i requisiti per ottenere il marchio ma Craia auspica la creazione di un consorzio di tutela del marchio formato da imprese, associazioni e soggetti istituzionali.


Le prospettive
«Compito del consorzio sarà prima quello di elaborare un disciplinare che regolamenti le richieste. E poi fungere da organo controllore» spiega ancora Craia. L’esempio classico sulla produzione calzaturiera è: quante lavorazioni devono essere eseguite in Italia affinché l’azienda possa richiedere il marchio? Ne basta una (come prevede il testo europeo della legge) o devono essere tutte? «Lo spirito originario dell’iniziativa è quello di dare uno strumento in più ai produttori locali» afferma Canigola. Che potrebbe essere candidata a guidare il futuro consorzio. 


La procedura
Secondo quanto stabilito a Bruxelles, le richieste avranno un passaggio intermedio nazionale, presumibilmente al Ministero dell’Industria o del made in Italy, prima di essere inviate all’Euipo. Craia ha già avviato i primi colloqui con le istituzioni locali per diffondere non solo il risultato ottenuto quanto le modalità operative per muovere i primi passi. «In 4 mesi si può ottenere il marchio. Perché chi presenta la domanda può utilizzarlo in modalità provvisoria fin da subito. Successivamente l’ufficio europeo confermerà la richiesta o la rifiuterà» osserva Craia.

«Il marchio Igp rappresenta sicuramente un valore aggiunto alla produzione calzaturiera delle nostre zone. Questo aumenterà l’attrattività del distretto calzaturiero fermano-maceratese» hanno confermato Craia, Canigola e Lazzari facendo il punto su questa iniziativa che apre prospettive di grande importanza per il distretto delle calzature e per quello del cappello. Ma ora si apre una fase delicata. Che è quella di costituire la cabina di regia, il consorzio di tutela che dovrà diffondere, spiegare e promuovere l’iniziativa. Ma anche quella di mettere d’accordo i produttori sul disciplinare da adottare.

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