Calzature al Micam, l’export cambia volto: «Mosca frena ma la Russia sale». Fabiani: «Nella capitale boicottati i nostri prodotti»

Calzature al Micam, l’export cambia volto: «Mosca frena ma la Russia sale»
Calzature al Micam, l’export cambia volto: «Mosca frena ma la Russia sale»
di Massimiliano Viti
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Martedì 20 Febbraio 2024, 02:10 - Ultimo aggiornamento: 15:10

FERMO Nei primi 9 mesi del 2023 l'export fermano è cresciuto del 6,5% in valore rispetto al 2022. Ed è a +4,3% sul 2019, l’anno prima del Covid. Il fatturato è stato di 552 milioni di euro, che vale oltre la metà di quello regionale, secondo i dati diffusi da Assocalzaturifici. Se consideriamo che i prezzi sono saliti a causa dell'inflazione, la già leggera crescita si assottiglia sempre di più e probabilmente finisce in terreno negativo. Nell'analisi dei Paesi di destinazione a livello regionale, invece, emerge la maggiore dipendenza del settore calzaturiero dal lusso e dal lavoro conto terzi. 

La classifica

I primi quattro mercati di destinazione sono Germania (che perde il 4,5%); Francia (dove sono i giganti del lusso, +19,9%), Usa (-11,5%) e Cina -42,9% (export notevolmente influenzato dal flusso delle griffe). Al quinto posto la Russia con +44,9%, a confermare un buon trend di recupero. Anche se la base di confronto era piuttosto bassa. A preoccupare sono le quantità prodotte, che sono scese. Così come in Italia. Ciò ha provocato la scomparsa di 99 aziende marchigiane nel periodo gennaio-settembre 2023. Gli addetti sono invece cresciuti di 134 persone, ma restano ampiamente al di sotto dei livelli pre Covid. La buona notizia arriva dalle ore di Cig richieste perché le Marche sono l'unica regione ad essere scesa sotto i livelli pre-emergenziali. «Negli ultimi sei mesi, in Germania, la situazione non è migliorata. Anzi, abbiamo perso altri retailer. Spero che si sia toccato il fondo», ha detto ieri al Micam Manfred Junkert, il direttore generale di Hds-L, l'associazione federale della calzatura e pelletteria.

L’incontro in occasione della fiera che è in corso a Milano fino a domani in attesa poi del nuovo appuntamento con Lineapelle, sempre a Milano. Per lo stesso direttore, l'Italia è conosciuta per le scarpe in pelle e con un prezzo medio alto, fattore che in questo momento non ne agevola la vendita. «E non si intercettano i giovani, che non guardano il materiale o la qualità ma altro. Le sneaker? Sono le best seller ma non crescono più come una volta. Anche perché non sono momenti in cui le aziende sperimentano. Il 2024? C'è grande incertezza. È un momento in cui è difficile prevedere il futuro». Insomma non ci sono buone novità sul fronte tedesco.

L’est

Per quanto riguarda la Russia, «le aree più promettenti sono la Siberia e le repubbliche dell'ex Unione Sovietica. Non certo Mosca. Siamo danneggiati dal fatto che i media locali gettano fango sull'Italia e sui nostri prodotti. Non solo le scarpe. Una campagna denigratoria per il nostro appoggio all'Ucraina. E una fetta di consumatori locali boicotta i nostri prodotti». È l'analisi dell'imprenditore Marino Fabiani sul mercato russo. Lui stesso ha investito sul prodotto presentando per la prima volta una collezione uomo e una collezione ski, destinata proprio ai clienti che vivono nelle località fredde. «Non mi posso aspettare riscontri immediati. Sul mercato russo sono conosciuto per la scarpa elegante e i clienti vogliono questo prodotto», osserva Fabiani, che racconta come prima della guerra andava in Russia una volta al mese, mentre ora ul viaggio Fermo-Mosca arriva solo due volte l'anno in concomitanza con l'Obuv. «Non è un mercato dove ci sono molte opportunità».

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