Caritas di San Benedetto, a Natale gli ospiti diventano scrittori per ricordare don Milani

Caritas di San Benedetto, a Natale gli ospiti diventano scrittori per ricordare don Milani
Caritas di San Benedetto, a Natale gli ospiti diventano scrittori per ricordare don Milani
di Laura Ripani
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Giovedì 21 Dicembre 2023, 04:50 - Ultimo aggiornamento: 11:34

SAN BENEDETTO - «L’uomo vive oltre che di pane anche di cultura e relazioni» spiega il direttore don Gianni. Nasce da questa considerazione il libro “Il professorino”, curato e distribuito omaggio natalizio dalla Caritas diocesana legata alla ricorrenza dell’anniversario della nascita di Don Milani.

Non si tratta però in questo caso di un esempio di scrittura collettiva piuttosto, di un lavoro di gruppi - specialmente quello dei senzatetto almeno 4 e del percorso scolastico 6 circa - di una scrittura a più mani; in Caritas, infatti, non esiste, almeno per ora, una scuola se non nella forma di un “pronto soccorso”: prima alfabetizzazione, primo approccio alla lingua, sostegno a ragazzi che frequentano il Cpia.

Il libro di 57 pagine, tirato in 300 copie quindi nasce da una collaborazione collettiva in cui contributi diversi si innestano, nella trama di una storia verosimile sotto lo sguardo e la responsabilità dei curatori, volontari coordinati da Saverio Ciarrocchi. «Questi contributi - spiega - sono nati da incontri, o all’aperto o sotto il tendone, dove uno o più facilitatori sollecitavano un tema e ciascuno, nella propria modalità e nella propria lingua, provava ad esprimere la propria visione e la propria opinione. Un altro genere di collaborazione è nata all’interno di una attività scolastica quando il facilitatore ha proposto una scrittura biografica. Il libro si è giovato anche di una collaborazione “sequenziale”, nel senso che raccoglie il frutto di esperienze e competenze diverse provenienti dall’area dei volontari. «L’intento del racconto inventato, con all’interno delle storie vere, è quello di riflettere e ripensare la nostra umanità a partire dal mistero dell’Incarnazione - dice ancora Ciarrocchi -: è tenersi ben connessi alle istanze più profonde della condizione umana, non distogliere lo sguardo dall’urgenza degli emarginati sociali, con la consapevolezza che essa non può più appellarsi alla carità bensì alla solidarietà, mai deprivata, tuttavia, dell’analisi delle complessità di chi accoglie e di chi è accolto». Insomma un messaggio in bottiglia, alla vigilia di Natale, che possa tentare di ricostruire il senso perduto di comunità, partendo da elementi molto semplici, come condividere un pasto, vedere un film sottotitolato, ascoltare musica, giocare a calcio ecc. Sono ancora disponibili copie alla Caritas, oppure si può scaricare dal sito.

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