Arriva il cancello della speranza. E ognuno lascia il suo messaggio. L'idea di una bambina di 9 anni

Il cancello di via Feltrini con i messaggi lasciati dai passanti
Il cancello di via Feltrini con i messaggi lasciati dai passanti
di Sabrina Marinelli
4 Minuti di Lettura
Martedì 12 Maggio 2020, 02:55

SENIGALLIA  - C’è un cancello in via Feltrini che giorno dopo giorno si sta riempiendo di messaggi positivi e di speranza. Sono soprattutto i bambini a scriverli. Chi è di passaggio può utilizzare la penna legata ad una corda e i bigliettini colorati che aspettano solo di essere riempiti. A lanciare l’idea è stata Viola, una bambina che ha compiuto 9 anni lo scorso 12 aprile in quarantena. 

Come tutti i suoi coetanei e non solo ha trascorso le giornate a casa. «Con mamma, babbo e mio fratello Pietro abbiamo riflettuto tanto sulle cose belle che abbiamo fatto in questa quarantena – racconta Viola -, abbiamo imparato anche a giocare a distanza e ad avere pazienza. Ci siamo detti: rivedremo presto il nostro mare e andrà tutto bene. Ci piaceva condividere questi pensierini con altre persone, l’unico modo di farlo era appenderli nel cancello di casa così abbiamo scritto con i gessi per strada “lascia un pensierino” e abbiamo lasciato dei bigliettini vuoti e una penna sul cancello». Giorno dopo giorno la gente ha iniziato a scrivere.


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«Ha funzionato alla fine questa idea – aggiunge Viola -. E’ stato bello ogni giorni uscire, andare davanti al cancello e vedere che altre persone avevano bisogno di esprimere i loro pensieri su questa quarantena». Via Feltrini non è una strada molto frequentata, trovandosi in un quartiere residenziale, ma la voce ha iniziato a spargersi. L’iniziativa non è sfuggita inoltre al professore Camillo Nardini, felicemente sorpreso. L’ha immortalata in uno scatto che è certo farà storia. Una foto che trasmette l’essenza di un periodo di privazioni, a partire dai bambini che hanno avuto poche occasioni per esprimersi. Che vede in quel cancello uno stimolo per la loro fantasia svilita, costretta in questi mesi tra le mura domestiche.

«Una fotografia in questo periodo deve essere capace di attraversare il tempo – racconta il professore Camillo Nardini -. Pensiamo a quelle rare del periodo della “spagnola”. Sono un documento prezioso. Questa potrebbe esserlo fra 50 anni, come traccia sociologica e antropologica di un sentire collettivo, che ha trovato nei bambini dei percettori particolari. Fra qualche anno gli psicologi daranno risposte molto articolate a quel che sta accadendo nel “sottosuolo” nostro e dei più piccoli». In questa seconda fase, in cui sono state ammesse le prime uscite e passeggiate, è stato possibile quindi affidare un pensiero al cancello che delimita uno spazio privato. Ormai non è più solo il simbolo di un limite invalicabile ma una bacheca di liberi pensieri, speranze ed emozioni che da una penna sono stati trasmessi ad un cartoncino colorato. Sogni ad occhi aperti da realizzare quando si tornerà alla normalità. «Torneremo a giocare insieme, a fare delle passeggiate e a riabbracciarci». 

Riporta uno dei bigliettini e poi ancora: «Se non vedi da tanto i tuoi amici fai una videochiamata e parlate di qualcosa che vi piace», «non aver paura perché tutto si sistemerà e questo brutto virus se ne andrà per sempre», «attenzione: se sei stanco di stare a casa pensa al lato positivo o alle cose che hai fatto».

E ancora: «Ciao stiamo passeggiando con il nostro cane e abbiamo visto la vostra magnifica bacheca. Noi in questa quarantena abbiamo imparato a portare pazienza».

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