SENIGALLIA Persi in dieci anni oltre un milione e mezzo di pasti serviti. E’ questo il motivo della crisi delle ristorazione, secondo AssoHotel Confesercenti. Non c’entrano i bagnini che apparecchiano gli stabilimenti, cucinando negli office. «Gli alberghi hanno dato un grosso aiuto – interviene Alberto Tassi, presidente regionale di AssoHotel Confesercenti - poiché in molti hanno chiuso le proprie cucine, generando richiesta aggiuntiva per ristoranti e bar dei bagnini».
Il pacchetto perduto
Questo anche perché nel tempo il pacchetto all-inclusive è risultato meno attrattivo per i turisti, che ormai da anni preferiscono girare la città per mangiare.
Cinque sono i ristoratori che hanno mandato una lettera anonima al sindaco, denunciando altrettanti colleghi del settore balneare perché, a loro avviso, cucinano nei gazebo pur non potendo manipolare cibo. Il problema per AssoHotel è nella perdita di turisti e, di conseguenza, di commensali che si siedono ai tavoli dei ristoranti. Nella stima di 1,5 milioni di pasti persi sono compresi, oltre a pranzo e cena, le colazioni che spesso si fanno fuori albergo. «Questa è una guerra tra poveri – aggiunge Alberto Tassi -. Se Senigallia tornasse a 1,5 milioni di presenze, questi scontri sarebbero risolti dall'aumento del lavoro derivante per tutti». Nel frattempo, però, il suo monito e a collaborare e lavorare per far crescere il turismo, evitando gli eccessi di offerta.
Lo scontro
«La contrapposizione tra balneari e ristoratori è nata il giorno in cui ai balneari è stata data la possibilità di aprire i bar – conclude il presidente di AssoHotel Confesercenti - poi i chioschi si sono così trasformati in ristoranti e ora i balneari vogliono fare un ulteriore salto di competenze. Queste sono esigenze di mercato, sempre più servizi saranno richiesti alle spiagge, anche se è da evitare la trasformazione in ristoranti di tutte le spiagge, quello sarebbe un eccesso di offerta che distruggerebbe l'attuale assetto e farebbe crollare la qualità del servizio agli ombrelloni, come già dimostrano altre località. Noi da anni chiediamo moderazione nella transizione, per evitare traumi agli attuali imprenditori. Ci vuole tempo per far digerire il cambiamento».