No alla chiusura del punto nascita: ora si ricorre al Consiglio di Stato

No alla chiusura del punto nascita: ora si ricorre al Consiglio di Stato
No alla chiusura del punto nascita: ora si ricorre al Consiglio di Stato
di Marco Antonini
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Giovedì 21 Maggio 2020, 11:05

FABRIANO -  È stato notificato il ricorso in appello al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar delle Marche che, lo scorso ottobre, ha bocciato la richiesta del Comune di Fabriano di evitare la chiusura del punto nascita dell’ospedale Profili. L’Amministrazione Santarelli non si arrende, nonostante il no del Tribunale Amministrativo Regionale che ha preso quella decisione valutando anche i tempi di percorrenza necessari per raggiungere gli altri ospedali, SS 76 permettendo. Si va, quindi, al Consiglio di Stato, l’ultimo grado di giudizio grazie al lavoro svolto, in questi mesi, dall’avvocato interno del Comune, Michela Ninno. 

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Nel ricorso presentato dall’Ente si punta il dito sull’ «incompetenza assoluta dell’apparato burocratico» in quanto, secondo Palazzo Chiavelli, l’Asur avrebbe proceduto alla riorganizzazione delle sale parto nonostante non ci fosse una chiara linea politica che parlava di soppressione del punto nascita di Fabriano. Una questione, quindi, tra Asur e Palazzo Raffaello. Secondo la Giunta comunale, poi, nel percorso che ha portato alla chiusura del punto nascita non è stato rispettato il fatto che i tagli della sanità si sarebbero dovuti sospendere fino al 2022 in quelle città che fanno parte, come Fabriano, del cratere sismico. Non sarebbe stata concessa, quindi, un’agevolazione alla sala parto situata in un’area già seriamente indebolita dalle forti scosse di terremoto del 2016. Una procedura non portata a termine.

Particolare non di poco conto è la mancanza dei cosiddetti servizi di trasporto da una struttura all’altra. Mancherebbero, infatti, gli equipaggi organizzati con personale esperto che garantirebbero elevati standard di sicurezza a mamma e nascituro. Nel ricorso si evidenziano pure le condizioni del territorio montano, con vie di comunicazioni difficili, con alcune frazioni lontane più di un’ora dalla città in caso di emergenza, con tutte le criticità che si possono trovare lungo la strada cantiere SS 76. A tutto ciò, oggi si aggiunge anche il problema del Covid-19. Fabriano è stato classificato ospedale “covid negativo” con tanti pazienti arrivati da tutta Area Vasta 2 e non solo per operarsi d’urgenza nelle sale operatorie del Profili, ma di nascite non se ne è più parlato. Il Consiglio di Stato poche volte si è espresso su questo argomento a livello nazionale e non è escluso che la sentenza potrebbe fare scuola. Adesso che il ricorso è stato notificato si attende il deposito vero e proprio dell’atto con la richiesta di fissazione udienza. L’auspicio è che entro l’anno si possa arrivare a sentenza.


Da febbraio 2019 non si partorisce più a Fabriano e l’ambulatorio di Pediatria è attivo solo sei ore al giorno, ma senza specialista il sabato e la domenica. Si guarda con attenzione all’Emilia Romagna: alcuni Comuni dell’Appennino bolognese hanno avanzato una richiesta alla regione per un protocollo sperimentale per consentire a un largo campione di donne, su base volontaria, di partorire nei punti nascita di montagna, chiusi negli ultimi anni perché non raggiungevano gli standard delle 500 nascite l’anno.

Un protocollo sperimentale che, se autorizzato dal ministro della Salute, potrebbe essere esportato anche nelle Marche.

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