In malattia con falsi certificati medici: ex manager Elica punito dal giudice

Condannato a due mesi. Si era assentato dal lavoro subito dopo l’annuncio del licenziamento

In malattia con falsi certificati medici: ex manager Elica punito dal giudice
In malattia con falsi certificati medici: ex manager Elica punito dal giudice
di Federica Serfilippi
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Sabato 13 Aprile 2024, 04:20 - Ultimo aggiornamento: 15 Aprile, 07:13

FABRIANO Due mesi di condanna, pena sospesa, e una provvisionale da 10mila euro da versare all’azienda. È finito così il processo incardinato dalla procura nei confronti di un ex manager Elica, finito a processo con l’accusa di aver inviato al lavoro falsi certificati medici. Si procedeva con l’abbreviato.

I fatti

Per quasi quattro mesi, da fine ottobre 2021 alla prima decade di febbraio 2022, l’ex manager sarebbe stato assente per «uno stato ansioso depressivo».

Almeno questo riportava il primo certificato inviato all’azienda il giorno dopo l’annuncio del licenziamento per la soppressione della sua posizione. Una circostanza che, sul lungo termine, aveva portato la dirigenza Elica ad insospettirsi. La scorsa udienza erano stati ricostruiti i fatti. Stando alla procura, per non andare a lavorare l’imputato sarebbe ricorso a un trucchetto.

Nel primo certificato, oltre alla patologia da stress, il medico aveva indicato la necessità di sottoporre il paziente a una visita neurologica. Erano stati prescritti gli ansiolitici. A novembre 2021 era stato uno psichiatra a visitarlo, riscontrando che un episodio psico traumatico aveva peggiorato la sua condizione. «Una patologia inventata di sana pianta» aveva fatto presente l’avvocato Alessandro Scaloni, attraverso il quale Elica si è costituita parte civile, chiedendo danni per 160mila euro. Il risarcimento verrà definito in sede civile. «Appena ha saputo del licenziamento - aveva rimarcato il legale - la certificazione di malattia è stata istantanea. Aveva sì delle patologie, ma non quella indicata dal medico».

La difesa ha respinto l’accusa di falso. La malattia era pregressa, insorta ancora prima dell’annuncio del licenziamento. «Non c’è nessuna prova per dire che il medico è stato ingannato» è stato detto in aula. Tra l’altro, è stato fatto notare, all’imputato non erano stati prescritti prodotti naturali, ma veri e propri ansiolitici, perché stava combattendo contro una situazione di stress notevole, dovuto all’attività lavorativa. Quasi scontato il ricorso in appello.

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