Figlia di medici e non vaccinata, la storia di Esmeralda: «Esclusa dal compleanno di mio cugino»

Esmeralda è senza Green pass: non ha fatto il vaccino e rifiuta il tampone
Esmeralda è senza Green pass: non ha fatto il vaccino e rifiuta il tampone
di Maria Cristina Benedetti
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Martedì 7 Dicembre 2021, 02:25 - Ultimo aggiornamento: 8 Dicembre, 09:53

ANCONA - Trentasei anni, educatrice professionale, anconetana. Esmeralda, nome di fantasia e figlia di medici, non è vaccinata contro il Covid. Non accetta neppure di passare per la prova-tampone ogni 72 ore. Morale: è priva di Green pass di base e senza lavoro. «Oggi (ieri, ndr) non ho vissuto alcun disagio sulla pelle, ma ho assorbito quello degli altri».

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La giovane, prima che la pandemia ribaltasse fattori e quotidianità, era impegnata in una cooperativa sociale: entrava negli ospedali, nelle carceri, nelle scuole, nelle case d’accoglienza e in quelle protette. «Ovunque - ricorda - ci fosse bisogno di progetti educativi e riabilitativi. Ora, senza il test da ripetere ogni tre giorni, che mi costerebbe almeno 300 euro al mese e ha i suoi rischi, oltre a non essere attendibile al 100%, sono esclusa». Per Esmeralda «aver perso il diritto all’occupazione e il patire dei bambini e delle famiglie» sono la vera spina nel fianco. La preoccupa meno l’essere entrata nel percorso a ostacoli del super Green pass che, da ieri mattina, ha tracciato una linea di demarcazione tra vaccinati e guariti, da una parte, e chi non ha battuto le strade della profilassi, dall’altra. 
Guarda e passa, lei. «Rinuncio senza patemi alle attività ludico-ricreative pur di non cedere a ricatti che mettono a repentaglio la mia dignità e libertà. Lo ammetto: sono preoccupata per ciò che ci accade intorno. Devo far finta di niente?». Ieri, tra una video-call e la necessità di un’azione di contenimento del disordine di casa, la giornata è scorsa via senza subire i contraccolpi della novità. Ribadisce: «Non ho vissuto alcun disagio in prima persona, ma ho assorbito quello degli altri». Si spiega: «Ho ricevuto le telefonate di molti genitori, allineati alle mie posizioni, preoccupati per la condizione d’isolamento che rischiano i loro figli. Allontanati dalle feste dei compagni, se più grandini in difficoltà a salire sull’autobus». 
Nel fluire del racconto, un filo spinato graffia quel suo procedere. «Mio zio mi ha telefonato per avvertirmi che non sarei stata una presenza gradita al compleanno di mio cugino».

La linea che separa non la risparmia. 

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