ANCONA - Trentasei anni, educatrice professionale, anconetana. Esmeralda, nome di fantasia e figlia di medici, non è vaccinata contro il Covid. Non accetta neppure di passare per la prova-tampone ogni 72 ore. Morale: è priva di Green pass di base e senza lavoro. «Oggi (ieri, ndr) non ho vissuto alcun disagio sulla pelle, ma ho assorbito quello degli altri».
La giovane, prima che la pandemia ribaltasse fattori e quotidianità, era impegnata in una cooperativa sociale: entrava negli ospedali, nelle carceri, nelle scuole, nelle case d’accoglienza e in quelle protette. «Ovunque - ricorda - ci fosse bisogno di progetti educativi e riabilitativi. Ora, senza il test da ripetere ogni tre giorni, che mi costerebbe almeno 300 euro al mese e ha i suoi rischi, oltre a non essere attendibile al 100%, sono esclusa». Per Esmeralda «aver perso il diritto all’occupazione e il patire dei bambini e delle famiglie» sono la vera spina nel fianco. La preoccupa meno l’essere entrata nel percorso a ostacoli del super Green pass che, da ieri mattina, ha tracciato una linea di demarcazione tra vaccinati e guariti, da una parte, e chi non ha battuto le strade della profilassi, dall’altra.
Nel fluire del racconto, un filo spinato graffia quel suo procedere. «Mio zio mi ha telefonato per avvertirmi che non sarei stata una presenza gradita al compleanno di mio cugino». La linea che separa non la risparmia.
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