“Sulle orme di San Michele Arcangelo. Pellegrini e devoti nell’arte da Crivelli a Caravaggio” in mostra a Loreto

Una delle sale espositive al Bastione Sangallo di Loreto
Una delle sale espositive al Bastione Sangallo di Loreto
di Francesco Giorgi
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Venerdì 8 Aprile 2022, 09:00

LORETO - Un percorso espositivo itinerante che approfondisce il tema del pellegrinaggio, attraverso dipinti, sculture e stendardi processionali, collocati temporalmente tra il Medioevo e il Seicento. Sono 21 le opere esposte al Bastione Sangallo di Loreto – città consacrata come centro di pellegrinaggio mariano – nella prima tappa della mostra “Sulle orme di San Michele Arcangelo. Pellegrini e devoti nell’arte da Crivelli a Caravaggio”, che aprirà domani.

 
La presentazione
Il progetto è stato presentato ieri nella sala consiliare del Comune di Loreto.

Sono intervenuti il sindaco Moreno Pieroni, l’assessore alla Cultura Francesca Carli e il curatore Stefano Papetti. Le successive tappe della mostra itinerante saranno ad Ascoli Piceno e a Senigallia. «I pellegrini hanno sempre fatto parte del paesaggio, come dimostra la loro presenza in molti dipinti del Seicento e del Settecento, raffiguranti gli scorci d’Italia», ha spiegato il curatore. «Essi portavano dei segni distintivi, come le conchiglie di Compostela o le immagini della Madonna di Loreto, che raccontavano il loro peregrinare», ha continuato Papetti. Intraprendere un pellegrinaggio era impresa ardua e faticosa e c’era chi, prima di partire, decideva di redigere un testamento o cercava di riconciliarsi con i nemici. Non tutti erano sicuri di tornare, ed era diffusa la pratica di far fare il pellegrinaggio per conto terzi. I pellegrini e i devoti, che dall’XI secolo d.C. percorrevano gli itinerari di fede europei per raggiungere i santuari, sono stati più volte rappresentati dagli artisti, che ne hanno messo in evidenza le particolarità nell’abbigliamento. La mostra, infatti, oltre a seguire un percorso storico-artistico all’insegna dei luoghi di culto di San Michele Arcangelo - si propone di illustrare quali fossero le caratteristiche del vestiario dell’homo viator. Gli abiti indossati e gli accessori che portava con sé facevano sì che, dalla Terra Santa alla Galizia, chiunque potesse identificarlo come pellegrino. In primis il bordone – caratteristico bastone, spesso corredato nel basso da una punta metallica – usato anche per difendersi dagli attacchi delle bestie randagie, che assume un valore simbolico come terza gamba del viaggiatore e che richiama anche il dogma della Trinità. Poi la bisaccia invogliava le persone ad elargire donazioni. Infine il cappello, ispirato al petaso greco. In mostra sono esposti una serie di tele e dipinti con San Rocco, protettore dei malati di peste, sempre raffigurato con gli abiti del pellegrino, tanto da assurgerne a modello iconografico. Tra le opere esposte, per la maggior parte provenienti da collezioni civiche marchigiane, si annoverano capolavori di autori come Antonio da Fabriano, Carlo Crivelli, Pietro Alamanno, Guercino, Francesco Guerrieri, Pietro Liberi e Ferdinand Voet. Ad Ascoli l’esposizione sarà caratterizzata da un focus di approfondimento legato alla devozione territoriale, in omaggio al culto micaelico presente fin dal tempo dei Longobardi.

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