Veronica Marucci, signora dei cappelli
da Fermo alla conquista di Parigi

Veronica Marucci, signora dei cappelli da Fermo alla conquista di Parigi
di Massimiliano Viti
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Giovedì 2 Novembre 2017, 13:32
Da Fermo a Parigi, per inseguire il sogno di disegnare cappelli. Veronica Marucci, originaria di Fermo, si è trasferita nella Ville Lumiere e due anni fa ha deciso di aprire una sua boutique dove disegna cappelli. Ora ha il suo frequentato atelier al numero 32 di rue Saint Roich, al centro della città, vicina a place Vendome e al Louvre.

A che età e perché si è innamorata del cappello?
«L’idea di fare dei cappelli è arrivata durante un progetto di lavoro quando frequentavo l’Ied - Istituto Europeo di Design - a Milano. Non avevo ancora molta esperienza in quel periodo, ma i modelli suscitarono un notevole interesse da parte dei miei professori che mi incoraggiarono a continuare».



Poi da Milano a Parigi?
«Sì, terminati gli studi ho deciso di partire a Parigi (2009) per fare delle esperienze diverse. Una modista, che aveva lavorato per grandi stilisti durante la sua giovinezza, ha accettato di formarmi e di insegnarmi il mestiere. Una volta finita questa fase di apprendimento ho cominciato a disegnare e realizzare le mie prime creazioni nel mio appartamento. Poiché le clienti diventavano sempre più numerose ho deciso di aprire la mia prima boutique nel 2015».

Chi sono i suoi clienti e cosa cercano da lei?
«I clienti che entrano nella mia boutique cercano essenzialmente dei modelli originali, unici e che possano rispondere alle proprie esigenze. Cerco di proporre modelli che non si possono trovare altrove e che rielaboro successivamente con il cliente. Per loro è l’occasione di trovare l’accessorio adatto al proprio stile».



Quanto sono disposti a spendere per un cappello?
«Il costo delle mie creazioni varia in base ai materiali e al tempo di lavoro richiesto. Ogni cappello è unico e le esigenze dei clienti sono proporzionali al prezzo dato. Tutto è su misura, tuttavia è possibile adattarsi a un budget predeterminato».

I cappelli che vende sono made in Italy?
«Creo tutti i modelli nel mio atelier a Parigi, ma i fornitori di materia prima sono italiani. Per quanto riguarda gli accessori che ornano le creazioni, mi diverto a cercare un po’ ovunque ma di regola unisco savoir-faire francese e italiano».

Qual è stato il cappello best seller della stagione estiva?
«Il best-seller dell’estate è una grande “capeline” in paglia che protegge dal sole e nello stesso tempo resta glamour per l’aperitivo e la sera. Propongo degli accessori (fiori, spille, bijoux) da applicare a seconda della situazioni».



E invece qual è la tendenza moda per la stagione invernale?
«Per l’inverno, la tendenza è senza dubbio il basco che ritorna ad essere presente sulle teste delle ragazze piu trendy. Propongo questo modello, ovviamente rivisitato, in feltro per tutti i giorni e in tessuto per un effetto più couture la sera».

Ha clienti importanti?
«Ogni cliente è importante, che sia un “personaggio conosciuto” o meno, poiché ognuno è rappresentativo di creazioni uniche. La mia comunicazione punta essenzialmente sul passa parola e quindi sulla qualità dell’esperienza vissuta da ognuno dei clienti. È per questo che porto la stessa attenzione e devozione per tutti».

Come si sta evolvendo il cappello? C’è innovazione?
«Purtroppo nella nostra epoca le persone hanno perso l’abitudine di indossare i cappelli, anche se da qualche anno si nota una voglia di riscoprire questo accessorio. Le donne come gli uomini capiscono che questo elemento è necessario per creare uno stile diverso. La creazione del cappello continua à seguire i principi di artigianato che conferiscono a quest’ ultimo la massima qualità. L’innovazione sta allora sulla sperimentazione di nuovi materiali, tecnologici e sulla ricerca del design che deve adattarsi ai nostri tempi ed evitare di cadere sul vintage».

Qual è il cappello che non dovrebbe mancare nel guardaroba di lui e in quello di lei?
«In realtà non c’è un modello specifico da avere nel guardaroba, tutto dipende dallo stile della persona. Tuttavia penso che ognuno dovrebbe avere un capello feticcio che possa apportare quel quid in più per un’ occasione dell’ultimo minuto»
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