Pieve, pressing per la riapertura. L'arcivescovo Salvucci sollecita il recupero e offre il suo aiuto per i lavori più urgenti a Candelara

Pieve, pressing per la riapertura. L'arcivescovo Salvucci sollecita il recupero
Pieve, pressing per la riapertura. L'arcivescovo Salvucci sollecita il recupero
di Miléna Bonaparte
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Martedì 5 Marzo 2024, 02:55 - Ultimo aggiornamento: 11:12

PESARO Per riaprire al culto e alle visite la pieve di Candelara bastano 20.000 euro e, se ci fosse bisogno di maggiori risorse rispetto a quanto dispone la parrocchia, l’arcivescovo Sandro Salvucci ha assicurato a don Giampiero Cernuschi che contribuirà alla spesa per la realizzazione degli urgenti lavori di messa in sicurezza. Si tratta dell’intervento tampone per poter tornare a utilizzare la chiesa, cioè il montaggio di una serie di tiranti che blocchino la parete est, spostata di circa 15 centimetri dalle violente scosse del 9 novembre 2022. 

La volontà

La volontà della Curia è risolvere l’impasse che, dopo un anno e mezzo dal terremoto, tiene ancora barricato tra polvere, calcinacci, umidità e degrado il gioiello medioevale, datato al IX secolo, e che brilla sulle basi di un tempio cristiano del VI-VII secolo. A quanto pare, tutto è pronto per i lavori più impellenti che consentirebbero la riapertura, ma il parroco non intende procedere, sostenendo di voler aspettare il finanziamento del Governo di 120 mila euro richiesto per la calamità naturale, che la Protezione civile avrebbe garantito entro la Pasqua. Eppure ha tutte le carte in regola il progetto per la messa in sicurezza, elaborato dall’architetto Maurizio Giannotti e dall’ingegner Franco Fulvi: il piano ha avuto il via libera della Soprintendenza, sono stati richiesti i tre preventivi di spesa, attorno ai 20.000 euro, e manca solo la gara d’appalto. Ci sono state tre riunioni per intimare a don Cernuschi l’avvio dei lavori. «Basta temporeggiare», sarebbe stato l’ordine dei superiori.

L’incontro

Nell’ultimo incontro fa erano presenti con monsignor Salvucci anche il vicario generale don Marco Di Giorgio, Emilio Pietrelli, diacono della parrocchia di Santo Stefano e direttore della Caritas diocesana, i tecnici del progetto e il parroco.

Don Sandro è stato molto deciso nel perorare la causa della riapertura della pieve, ha parlato di «priorità assoluta» per dare una risposta ai fedeli che lamentano i disagi nel partecipare alle funzioni religiose. Ora la messa viene celebrata nel piccolo oratorio davanti alla chiesa, che può contenere al massimo 20 persone, oppure a Santa Maria all’Arzilla. Ma ritardi, differimenti e indecisioni hanno portato a una generale disaffezione nei confronti delle pratiche legate alla fede e a un allontanamento, tanto che per funerali e matrimoni si scelgono altre chiese di Pesaro. Tutto questo preoccupa molto l’arcivescovo che ha messo in chiaro la necessità di attuare il progetto iniziale concordato insieme alla Soprintendenza e, se per la spesa non bastassero le risorse della parrocchia, darebbe il suo aiuto. Nel frattempo, due settimane fa, si è espresso anche il consiglio pastorale della comunità religiosa di Candelara, organo consultivo del parroco anche su questioni economiche. All’unanimità è stato approvato un documento di intenti per affermare che si vuole riaprire la pieve quanto prima, con verbale inviato a monsignor Salvucci. Anche per questo i residenti sono su tutte le furie di fronte alla chiusura di don Cernuschi, che tergiversa e si comporta come se «volesse tenere sbarrata la chiesa, pur essendoci i soldi per i lavori», «se aspettiamo i fondi del Governo riavremo nel 2040», «quando voglio dire una preghiera devo andare a rotta di collo».

Dopo gli interventi più urgenti, sostengono da parte loro i tecnici, quando arriveranno i fondi dalla Protezione civile si completerà l’opera di recupero in maniera definitiva. Uno contro tutti, insomma. E visto l’improbabile braccio di ferro, il parroco di Candelara sarà costretto a ottemperare all’autorità dell’arcivescovo Salvucci, oppure fare un passo indietro.

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