CAMERINO - Palloncini bianchi e neri fatti volare in cielo, insieme a quelli bianchi ed azzurri del terziere di Muralto, la canzone dei Pooh “Chi fermerà la musica”, cantata a squarciagola da tutti, dopo un lunghissimo applauso: se ne è andato così per il suo ultimo viaggio, ieri mattina il preside con il sorriso, Maurizio Cavallaro, strappato all’affetto della moglie Maria Laura, dei figli Maria, Alessandro e Michele da un malore che non gli ha lasciato scampo.
La basilica di San Venanzio non è riuscita a contenere le tante persone accorse per dargli l’ultimo saluto.
Migliaia le parole lette in chiesa, ma chiunque gli ha detto grazie. A nome suo, ha ringraziato tutti il figlio primogenito, Michele, accanto alla madre Maria Laura, alla sorella Maria ed al fratello Alessandro: «Papà ogni volta che vedeva una cosa bella diceva “forte”, ecco oggi vi dico quello che avrebbe detto lui a vedere tutta questa gente qui per lui, grazie a tutti». Così lo ha ricordato l’amico vescovo di Cremona, monsignor Antonello Napolioni: «Dio ha un problema in più, si chiama Maurizio, non sa dove metterlo non per motivi di spazio o di peso, ma perché tutti lo vogliono, l’orchestra degli angeli musicanti aveva proprio bisogno di uno come lui, un jolly dal ritmo incontenibile, pronto a dar fiato al corno, fino all’ultimo respiro. Come fare Maurizio sta bene con tutti, Dio non sa che posto dargli. Menestrello di periferia anche in cielo, perciò sempre buona strada, Maurizio».
Monsignor Massara ha detto di essere emozionato e in difficoltà nel salutare l’amato preside: «La perdita di Maurizio non è tale solo per la famiglia, ma per tutto il territorio. Si chiederà che fa tutta quella gente lì davanti a me, come mai sono venuti a trovarmi, starà dirigendo già il coro degli Angeli, la musica lo aveva innalzato di fronte alle cose umane, domenica era qua a suonare, è come se fosse qui con noi. Lascerà un bel segno nel cuore che nessuno di noi potrà mai dimenticare. Quando incontriamo persone positive come lui, dobbiamo avere la forza di cambiare, di mettere in pratica quanto ci hanno insegnato, lui sapeva trovare positività in ogni cosa. Averlo conosciuto è stato un grande dono».