ANCONA - Il nodo del payback potrebbe essere al suo punto di svolta. Parliamo della scure che impone alle aziende fornitrici di dispositivi medici di pagare un conto salatissimo per contribuire al ripiano degli sforamenti della pubblica sanità. Nelle Marche parliamo di 65 milioni di euro per rientrare dei 292.197.000 euro in più spesi dalle quattro aziende ospedaliere marchigiane (Torrette, Asur, Inrca e Marche Nord) operative tra il 2015 ed il 2018. Una mannaia che rischiava di far fallire centinaia di aziende del settore nella nostra regione.
Lo spiraglio di luce
Ma ieri uno spiraglio di luce si è fatto strada tra le nubi.
Dopo l’ennesima proroga decisa dal governo nazionale, la deadline per il versamento delle cifre richieste era slittato al 31 luglio, ma ora bisognerà attendere il pronunciamento del Tar. La cifra più alta richiesta dalla Regione Marche per il ripiano è di 9.246.598 euro (per l’intero quadriennio 2015/2018) alla Medtronic Italia spa con sede a Milano, seguita dai 5.999.093 euro chiesti alla Primed srl di Ancona.
Pesano anche i 5.831.843 euro per il payback della Johnson & Johnson spa di Pomezia ed i 5.330.587 che dovranno essere restituiti dalla Gada Italia spa con sede a Roma. Nel lungo elenco ci sono poi anche importi irrisori come i 0,86 euro chiesti alla Farmacia Ricciarelli di Urbino. Ma in molti casi la ghigliottina del payback rischia mandare in tilt i bilanci. Tuttavia, ora che il Tar ha reputato fondata la richiesta di sospensione dei pagamenti, lo scenario potrebbe cambiare.