Mancinelli rilancia: «Ecco il mio progetto per un Pd vincente». ​Il manifesto del sindaco di Ancona: all’orizzonte il Congresso Pd

Valeria Mancinelli
Valeria Mancinelli
di Maria Teresa Bianciardi
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Giovedì 11 Novembre 2021, 03:35 - Ultimo aggiornamento: 15:36

ANCONA - Ci sono gli alibi di cui liberarsi e i principi, le forme e le regole dello stare insieme in politica. Ma c’è anche la rotta da seguire per le innovazioni necessarie nella cultura dei progressisti e una mini guida sugli obiettivi di bandiera. “Cambiare, per bene”: 14 punti, più le prime otto lettere dell’alfabeto, tutte raccolte in venti pagine su sfondo verde speranza: un dossier importante, senza peli sulla lingua, dove il sindaco di Ancona, Valeria Mancinelli, analizzai punti deboli del centrosinistra e traccia la strada per un rilancio concreto e possibile di una coalizione che continua a fare acqua da tutte le parti. 


Singolare la scelta del giorno in cui sganciare la bomba dedicata ai «progressisti del Terzo millennio»: ieri una delegazione dem è stata ricevuta dal segretario nazionale Enrico Letta per calmare le acque attorno all’imminente congresso regionale del Pd.

Ma l’entourage del primo cittadino assicura: si è trattato solo di un caso fortuito, non studiato a tavolino. Sarà. Di certo sono mirate le critiche al centrosinistra arroccato su un modo di fare politica che non arriva alla pancia delle persone. «Quando perdiamo le elezioni non è perché si sono sbagliati gli elettori, è perché ci siamo sbagliati noi», è il Bignami del Mancinelli-pensiero che mette il fila tutti i nodi del centrosinistra. A cominciare dal difetto di comunicazione: «Il deficit sta sia nella sostanza della proposta, sia nella credibilità ed empatia del personale politico, sia nel “modo”di comunicare». 


Ed è per questo che «l’offerta politica sostanziale dell’intero centrosinistra (sommando tutti gli attuali “soggetti”) ancora oggi nel Paese reale non va oltre 1/3 dei consensi dei cittadini». Touchè. Subito dopo arriva la questione leadership: «Non è vero che il “popolo” non riconosce e non vuole leadership credibili. È esattamente il contrario, ce n’è una “domanda” fortissima. È l’offerta che scarseggia. E quando scarseggiano i bravi medici ci si affida agli sciamani ed ai guaritori». Parlando da leader - appunto - il dubbio sorge spontaneo: è pronta a scendere il campo per la Segreteria regionale del Pd? In fondo Letta anche ieri ha ribadito che una donna al vertice sarebbe ben gradita. Ma sempre i soliti ben informati scuotono la testa: nessuna intenzione di candidarsi, nè di lavorare ad un nuovo partito. Anche se un manifesto del genere, così perfettamente ragionato e composto, non può essere solo il diario di un sindaco di capoluogo di regione. Specie quando il riferimento è diretto alla riorganizzazione del partito a livello regionale.


Arriva qui l’ennesima stoccata con il Congresso del Pd marchigiano all’orizzonte: «Nella fase attuale, a seguito della pesante sconfitta del Pd e dell’intero centrosinistra nelle Marche alle ultime elezioni regionali, abbiamo bisogno di un congresso vero con lo sforzo di tutti». Come? Togliendo dalla posta in gioco nel Congresso il tema delle candidature «in particolare quelle alle prossime elezioni politiche, europee e regionali. Sapere che le candidature non verranno decise dalla maggioranza del comitato regionale e tanto meno dal segretario ma dal voto di migliaia di elettori del Pd e del centro sinistra, aiuterà a focalizzare il Congresso sulle idee, sulle analisi e sulle proposte, non solo per le Marche ma per l’Italia». In una parola: primarie «per la scelta dei candidati alla carica di sindaco, presidente della Regione, consigliere regionale, deputato, senatore e parlamentare europeo». 


Primarie aperte, cioè con diritto di voto esteso a tutti gli elettori del Pd o della coalizione. «Non basta una modifica della legge elettorale, ma è necessario che anche i candidati siano selezionati dagli elettori». Stoccata finale in salsa marchigiana: «I protagonisti della sconfitta non possono guidare la ricostruzione. Possono certo partecipare, ma guidare è un’altra cosa». A buon intenditor.

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